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Riforma costituzionale in Messico: un favore ai conservatori ed alla Chiesa cattolica

Creato il 05 aprile 2012 da Eldorado

Doveva essere riforma e riforma è stata. Il Senato messicano ha approvato la revisione degli articoli 24 e 40 della Costituzione che includono ora anche l’aggettivo laico nella definizione dello Stato. Il Messico diventa così una Repubblica rappresentativa, democratica, federale e laica alla fine di un processo che ha stabilito anche la libertà di religione come un diritto inalienabile dei cittadini messicani. La separazione tra Stato e Chiesa era di fatto già sancita da una legislazione abbastanza chiara, frutto di una rivoluzione e di una guerra, quella dei cristeros, che avevano decretato una netta divisione tra i poteri dello Stato e la sfera d’azione delle autorità ecclesiastiche e che aveva definito la nascita del Messico moderno.

A prima vista, la riforma sembra avallare uno stato di cose vecchio come la Repubblica. La realtà è però un’altra, perché la decisione del Senato comporta profondi cambiamenti. La discordia nasce dalla modifica dell’articolo 40, che permette ora la libertà religiosa, termine che ha sostituito quello di libertà di culto. Un dettaglio, voluto dagli ambienti più conservatori della politica messicana, e che consente una partecipazione più attiva della Chiesa cattolica nella vita della Nazione. L’iter della riforma è stato lungo e data almeno dai tempi della presidenza di Vicente Fox (2000-2006) per giungere ora al voto di approvazione che si è tenuto –non è una coincidenza- a pochi giorni dalla visita di Benedetto XVI.

La riforma dell’articolo 40 apre di fatto gli spazi pubblici alla religione, che ora potrà intervenire in aree –come quella dell’istruzione- che finora erano risultate esclusive dello Stato. Secondo i critici, di fronte al vuoto proposto dalla politica degli ultimi anni la presenza della Chiesa legittima un nuovo modello di Stato, dove la religione è destinata a giocare un ruolo determinante nella vita quotidiana. Sono così minacciati i modelli fondamentali della cultura laica messicana, dall’istituzione famigliare all’ambito educativo, dove l’istruzione privata diventerebbe uno dei cardini per la costruzione di una società basata nel credo religioso.

Riforma costituzionale in Messico: un favore ai conservatori ed alla Chiesa cattolica
Da tempo la Chiesa cattolica messicana è impegnata in un’offensiva che le permetta di frenare la perdita di fedeli. Al secondo posto nel mondo tra i paesi cattolici, il Messico –secondo un censimento condotto lo scorso anno- conta almeno novanta milioni di credenti, circa l’82% della popolazione. Nonostante l’alta percentuale, le chiese evangeliche hanno raccolto nell’ultimo decennio sei milioni di fedeli provenienti dall’ambito cattolico e sono in continua espansione. La catechesi cattolica è in piena crisi e l’assicurarsi gli spazi dell’educazione nelle scuole rappresenta ora una grande opportunità per recuperare il terreno perduto. Lo stesso cardinale di Guadalajara, Juan Sandoval, ha riconosciuto che le nuove generazioni stanno crescendo nell’indifferenza religiosa e che è necessario un deciso cambiamento per ristabilire il dogma cattolico nella società.

Con la riforma della Costituzione secondo molti lo Stato si conferma meno forte, continuando a delegare e a dismettere funzioni. Il modello sociale messicano, già debilitato dall’ondata di privatizzazioni, riceve ora l’approvazione a un maggior coinvolgimento della Chiesa. Le conseguenze di questa decisione potranno essere evidenti nei prossimi mesi, quando gli elettori saranno chiamati a luglio a scegliere il successore di Felipe Calderón alla Presidenza della repubblica. Secondo la legge messicana, la ratifica alla riforma passa ora alla formalità della valutazione degli Stati federali.


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