Si confida di non ricorrere all’arma delle elezioni anticipate, né di trasformare la delega in un decreto legge e creare una forzatura (e quindi potenziali falle) in tutto il sistema; il premier spera ancora che tutti i contendenti scendano a patti. Il timore del Pd è che se “si trasformasse in un Vietnam, saremmo costretti a porre la fiducia sul testo della delega”. E a questo punto, potrebbe andare tutto “storto”, dipende dai punti di vista.
Parliamo di numeri: il 15 Ottobre sarà presentato il testo della legge di stabilità alle Camera. In tale testo ci sarà una cifra, ancora x, ma che oscilla intorno ai 2 miliardi di euro, che avranno l’unico impiego di sopperire la questione disoccupazione. Questo step non è un semplice stratagemma per mettere a tacere le opposizioni, ma è una vera manovra attiva perché il premier e i membri del governo intendono rispondere concretamente alle esigenze che si vengono a creare, giorno dopo giorno, nel nostro Paese, specialmente in funzione di quella che considerano “una reazione ideologica, perché la delega è un passo avanti enorme, contiene il contratto a tutele crescenti ma anche l’assegno universale disoccupazione: nella legge di stabilità metteremo i soldi per una misura che riorganizzi ed estenda le tutele di disoccupazione”.
Sindacati e sinistra “stanno sottovalutando una parte fondamentale. Noi stiamo estendendo i diritti”. E da palazzo Chigi parte il primo giro di scommesse: come si comporteranno i dipendenti delle aziende sotto i quindici addetti? Secondo le voci di corridoio di Chigi, non gradiranno troppo le azioni sindacali, che si troveranno a far fronte ad un Paese con un nuovo volto, presumibilmente.
Non si vuole cambiare delega: essa è un punto d’incontro e d’equilibro e, anzi, si punta a votare, eludendo spiacevoli ma non improbabili intoppi, in Senato entro l’8 Ottobre, portarla in GU entro novembre e preparare un nuovo 2015 con i decreti attuativi di cui Poletti sarà l’autore e di cui si sta già occupando “per non farsi trovare impreparati quando si tratterà di rendere al più presto operative tutte le misure del Jobs Act”.