Passato ormai anche alla Camera, il ddl sulla nuova riforma inerente al processo penale, sembra ormai aver preso una forma stabilita.
Il documento contiene una serie di cambiamenti assai dibattuti come ad esempio la questione delle intercettazioni e il limite inerente alla loro resa pubblica, la riorganizzazione dell’ordinamento penitenziario e la garanzia di tempi certi di indagine del processo.
Per quanto riguarda le intercettazioni non saranno più pubblicate conversazioni che avranno per oggetto una discussione non pertinente rispetto all’indagine o che includerà individui estranei al fatto.
Viene punita per delega fino a quattro anni la diffusione di conversazioni che hanno per oggetto captazioni fraudolente tra privati con l’unico scopo di arrecare danno all’immagine o alla reputazione di qualcuno.
Tuttavia nel caso in cui queste costituiscano prova schiacciante ai fini del giudizio processuale, non potranno subire alcun tipo di punibilità.
Per quanto riguarda la riorganizzazione dell’ordinamento penitenziario dovrà essere facilitato il ricorso alle misure alternative, agevolando benefici penitenziari da cui rimangono esclusi i condannati per mafia aventi l’ergastolo come pena e quei casi considerati particolarmente pericolosi o gravi.
La riforma contiene anche un’innovazione interessante, ossia la possibilità di assistere al processo a distanza tramite i collegamenti video, previsti per chi si trova in carcere e per i “pentiti”, purché non si tratti dei casi di detenzione 41bis.
In due circostanze vengono aumentati gli anni di pena: nei casi di furti e rapine, da tre a sei anni per quelli all’interno delle abitazioni, da due a sei anni per il furto aggravato e la rapina semplice e da quattro a dieci per la rapina aggravata. L’aumento della pena vale anche per i casi di voto scambio politico-mafioso che passerà dai quattro ai dieci anni a sei-dodici anni.
Uno dei punti salienti riguardano i tempi certi inerenti allo sviluppo del processo: ad esempio l’archiviazione o il rinvio al giudizio dovranno essere chiesti al pm entro 3 mesi con un’eventuale proroga di altri tre, mentre per i reati di terrorismo e mafia il termine è di dodici mesi.
Per quanto riguarda l’ampliamento dei diritti della parte offesa, dopo sei mesi dalla denuncia, l’individuo ha il diritto di conoscere lo stato del procedimento, tramite il proprio avvocato oltre ad avere più tempo per opporsi alla richiesta di archiviazione.
Ad ogni modo, è sempre bene affidarsi a un buon studio legale (come: http://www.avvocatofrancescodandria.it/) che si prenda cura dell’interesse dell’assistito e lo segua durante tutte le fasi del processo.