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Riforma elettorale? Proporzionale alla tedesca. Peccato che a proporlo sia d'Alema!
Creato il 05 ottobre 2010 da GiovannipaoloferrariLa prima e più importante riforma che il Governo avrebbe dovuto fare nei primi 100 giorni di vita sarebbe dovuta essere una buona riforma del sistema elettorale ascongiurare la possibilita' di andare di nuovo al voto con il "Porcellum". Ormai tutti lo sostengono da entrambe gli schieramenti, ma non tutti o quasi nessuno per la verità osa avventurarsi in approfondimenti specifici e tecnici sul possibile futuro del nostro sistema elettorale; non perché sia materia complessa e di difficile comprensione per l’elettorato, ma perché alimenterebbe le diatribe all’interno dei due schieramenti: gia' logori di per se'. Proviamo, allora, a prospettare un paradigma di nuovo sistema elettorale confacente alla situazione politica odierna italiana e, di conseguenza, un possibile quadro futuro del confronto elettorale.
Un sistema proporzionale con sbarramento al 5%, sulla falsa riga di quello tedesco, sarebbe la migliore soluzione per l’Italia. In primis c’è una questione di tradizione politica: dal 1948 al 1994 gli italiani hanno votato attraverso un sistema proporzionale puro, previsto dalla Costituzione come la forma più equa e rappresentativa di sistema elettorale. Concordando con i padri costituenti, ma avvertendo l’esigenza da parte dell’opinione pubblica di avere governi forti, che facciano riforme e progrediscano nel lungo cammino verso riconoscimenti sociali e civili, sappiamo benissimo che uno sbarramento al 5% darebbe la possibilità ai vincitori di governare e procedere all’attuazione del proprio programma senza intralci e beghe interne di nessuna sorta. Il sistema tedesco, però, prevede che i dell'assemblea vengano nominati per metà con il sistema maggioritario plurality in collegi uninominali e per l'altra con il sistema proporzionale del quoziente. Il cittadino dispone di due voti: uno nella parte proporzionale per il partito e uno per il candidato nei collegi uninominali. Si può, quindi, votare un partito e un candidato di un partito differente. Un candidato che ha ottenuto la maggioranza semplice entra comunque in parlamento, anche se il suo partito non ha superato la soglia del 5% a livello nazionale. Questa variante dovrebbe essere evitata nel futuro sistema elettorale, che rimarrebbe un proporzionale semplicemente corretto con un 5% di sbarramento; introducendo un’unica preferenza da dare al partito e al candidato e abolendo l’anomalia delle ultime elezioni dei “listini”. Prevedendo, infine, consistenti premi di maggioranza sia al Senato, che alla Camera per il partito o la coalizione avente la maggioranza relativa uscente. Considerando l’attuale situazione italiana e i risultati dei singoli partiti dell’ultima tornata elettorale, con questo sistema precedentemente alle elezioni i “micro-partiti” sarebbero costretti ad alleanze ben più consistenti di semplici coalizioni: quasi una sorta di fusione con i partiti più grandi, di cui si trasformerebbero in una costola, scendendo a patti prima e non potendo ricattare poi. D’altro canto tutti i partiti sicuri di superare il 5% di sbarramento potrebbero presentarsi tranquillamente da soli ed ottenere proprie rappresentanze in parlamento. I partiti più forti, infine, gareggerebbero per la leadership, rappresentando la maggioranza. Confrontando questo sistema con i dati delle ultime elezioni politiche si potrebbe prospettare un quadro politico alla vigilia elettorale estremamente interessante. Con questo quadro avremmo un Governo sicuramente stabile poggiato su un accordo tra piccoli e grandi partiti che andrebbe a favore dei grandi, poiché i piccoli dipenderebbero dai grandi e non viceversa. Questo sistema elettorale garantisce una forte stabilità di Governo e un largo margine di azione per la maggioranza uscente nel pieno rispetto della Costituzione e dei principi democratci ed è proprio di questo che ha bisogno l’Italia oggi: stabilità, governabilità, riforme, democrazia e coraggio!
Purtroppo a proporre il proporzianale alla tedesca e' Massimo d'Alema: Sic!
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