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Riforma Pensioni e diritti acquisiti.

Creato il 30 novembre 2011 da Mir Gorizia @Ettore_Ribaudo
Riforma Pensioni e diritti acquisiti.Non è  trascorso tanto tempo dalle affermazioni di Tremonti, il quale a giugno 2011 affermava in maniera categorica “I NS. CONTI SONO A POSTO”, invece si è scoperto che le cose non andavano così, tanto da dover fare 2 manovre da 75 e da 55 miliardi ed adesso da 20 miliari, ponendoci allo stessa stregua della Grecia. Questa persona che ha mentito a tutti noi, , dovrebbe avere la dignità, quanto meno, di andare via dal Parlamento, dove la prima regola fondamentale per un Politico, dovrebbe essere la lealtà!

Oggi Monti si accorge che la ns. Patria è allo sbando, le persone non riescono neanche ad arrivare al 15 del mese che il denaro è finito ed invece di prevedere misure per lo Sviluppo, vuole tagliare le Pensioni, mettere nuove tasse e non si accorge che così non può più andare.

Tutti i parlamentari chiedono a gran voce “I DIRITTI ACQUISITI NON SI TOCCANO”, però non specificando che solo i loro, sono diritti acquisiti.

Io non capisco una cosa; come mai non si devono toccare i diritti acquisiti dei Parlamentari ed invece loro possono toccare i ns.?

Bene, come mai toccano sempre i ns. diritti acquisiti, mi spiego meglio.

Se io ho già cominciato a lavorare e dovrei andare in pensione con 40 anni di contributi, contando laurea e servizio militare, adesso come mai tolgono i miei diritti acquisiti che ho conseguito fino adesso e mi impongono ad andare in pensione più tardi, per colmare gli errori di chi ci ha governato fino ad ora?

La scelta di aumentare forzosamente l’età pensionabile, però, rischia di essere controproducente perché La produttività di chi resta a lavorare controvoglia potrebbe diminuire. Inoltre così viene ostacolato il turnover generazionale, e non viene risolto il problema della diversificazione della spesa sociale. La via d’uscita potrebbe consistere nella riapertura di una finestra che lasci al lavoratore la determinazione dell’età pensionabile con l’introduzione di un meccanismo attuariale che mantenga costante la spesa pubblica giocando sul fatto che chi anticipa il pensionamento percepisce una rendita inferiore. Resta inoltre disatteso l’obbligo, fissato dalla riforma Dini, di aggiornare i coefficienti di calcolo, che avrebbero dovuto essere rivisti nel 2005. Se l’aggiornamento viene eseguito ogni dieci anni non solo si crea una discontinuità generazionale ma si chiede al governo di investire un capitale politico enorme. Bisognerebbe intensificare la frequenza degli aggiornamenti: annuali o biennali.

Un altro problema riguarda coloro che, avendo goduto di un sistema previdenziale particolarmente generoso, si trovano oggi in pensione pur essendo relativamente giovani e che nessuno tocca a causa dell’intangibilità “morale” del diritto acquisito. La questione, in verità, ha pure un altro risvolto: spesso queste persone svolgono un secondo lavoro in nero. Per me, “l’abolizione del divieto di cumulo tra pensione e reddito da lavoro potrebbe contribuire a farli emergere dal sommerso”. Alla base, però, la faccenda è questa: è moralmente accettabile che – nel momento in cui tutti sono chiamati al sacrificio – si accetti di mantenere evidenti posizioni di privilegio? Oppure sarebbe immaginabile qualche forma di reinserimento, per quanto soft, nel mondo del lavoro? Una norma che obbligasse i baby pensionati a tornare a lavorare sarebbe probabilmente giudicata incostituzionale. Il punto è più che altro “chiudere la porta: evitare da un lato che i cinquantenni vadano in pensione, dall’altro che chi gode di questo beneficio sia obbligato, a causa del divieto di cumulo, ad andare al parco col cane”.

Un altro aspetto da modificare è la giungla delle aliquote contributive, con i lavoratori dipendenti che pagano il 33% (due terzi a carico dell’azienda) e i deputati e senatori l’8,6%, passando per artigiani e commercianti con il 20-21% e alcune categorie di professionisti con il 10-13% (psicologi, architetti, avvocati). E restano in vigore età di pensionamento più basse della norma (65 anni per la vecchiaia e 60-61 anni per l’anzianità) a favore di alcune categorie, dalle Forze armate ai piloti, dai parlamentari ai conducenti di autobus, metropolitane e treni.

I privilegi non sono solo quelli che nascono da regimi di favore, ma si nascondono anche nella giungla delle aliquote contributive. La questione riguarda i lavoratori più anziani, che vanno in pensione col sistema di calcolo retributivo. Che frutta una pensione in rapporto alla retribuzione appunto: per capirci, il 2% per ogni anno di lavoro, l’80% dello stipendio con 40 anni di contributi. Ora è evidente che se uno paga il 33% e un altro il 20% o anche meno, ma alla fine tutti e due prendono il 2% della retribuzione per ogni anno di versamento, il secondo lavoratore riceve un “regalo” rispetto al primo. Ecco perché il ministro del Lavoro vorrebbe uniformare il più possibile le aliquote. E non solo per ragioni di equità ma anche per eliminare gli effetti distorsivi delle aliquote agevolate. Si ritiene infatti che la diffusione dei contratti precari di collaborazione sia figlia anche del fatto che per le aziende sono convenienti, perché su questi si pagano contributi molto più bassi del 33% (solo recentemente l’aliquota è stata portata al 27%).

Monti dovrebbe quanto meno prendere, in prestito, le ns. proposte invece di perdere tempo a nominare la nuova classe del GERONTO-CLUB, come dovrebbe prendere in seria considerazione di mettere mano ad una nuova e lungimirante Politica Energetica, Economica e Sociale, per fare in modo di non sprofondare ancora nella melma dei Paesi PIG; ma si sa che questo Governo fatto dal GERONTO-CLUB è pieno di banchieri, dove il conflitto di  interessi è in primo piano, non ci sarà posto per una redistribuzione della ricchezza prodotta (se mai la produrremo); al contrario, ci sarà una diseguaglianza sociale ed economica più marcata tra la classe medio-povera  e la classe ricca.

Chissà se Monti farà quello che dovrebbe fare, cioè separare l’Economia dalla Finanza; solo così il paese potrà superare l’empasse in cui ci troviamo per colpa di una classe Politica corrotta, collusa ed incapace di comprendere i propri sbagli.

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