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Sia chiaro, ho una grande considerazione per i partiti, la stessa considerazione che assegna loro la Costituzione che all'art. 49 dice "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale." Tuttavia questa considerazione non mi impedisce di osservare che i partiti politici anziché essere catalizzatori e motori della partecipazione democratica sono diventati enclavi affaristiche per gente che troppo spesso si distingue solo per la scarsa capacità di analizzare le dinamiche sociali, e più di tutte la propria decadenza. Non ho un atteggiamento antipolitico, io invoco più politica. Gli antipolitici sono quanti non si rendono conto dell'urgenza di riformare (non demolire) i partiti perché svolgano quel ruolo irrinunciabile e insostituibile nella vita politica che la Costituzione ha loro assegnato. Quindi i veri antipolitici sono paradossalmente i politici.
I mutamenti richiesti dalla forma partito sono tanti e tali che la riforma del loro finanziamento/rimborso in confronto è poca cosa. Dal mio punto di vista su questo aspetto mi basterebbero due o tre punti essenziali. Una fedele adesione al significato delle parole: se si parla di rimborsi che siano rimborsi, rigorosamente rendicontati fino all'ultimo centesimo in entrata come in uscita; che le spese ed i finanziamenti siano soggetti ad una soglia identica per tutti i partiti, indipendentemente dalle loro dimensioni; che la verifica dei conti sia tenuta dalla Corte dei conti e che tutte le spese siano rese pubbliche. Tutto qui, troppo semplice perchè venga fatta.
Ma, ripeto, la faccenda dei finanziamenti in fondo è il minimo. Del resto se pensate che questa voglia di riformare i finanziamenti è nata dopo quello che è venuto fuori con la Lega Nord, un partito che ha steso letame ideologico e normativo sull'intero paese per vent'anni e che rischia di spaccarsi per qualche spicciolo rubato da un cerchio magico di sfigati che proteggeva un altro sfigato che per salvare la faccia e la gloria sta cercando di capire cosa gli conviene dichiarare: o confessa di essere incapace o confessa di essere stato connivente. Questo da la cifra di questo paese, puoi fare di tutto ma se tocchi i soldi muori! Ad ogni modo queste miserie mi interessano relativamente.
Per vedere come io intenda un partito allora bisogna leggere il "Manifesto per un soggetto politico nuovo, per un’altra politica nelle forme e nelle passioni" tra i cui firmatari ci sono Paul Ginsborg, Ugo Mattei, Marco Revelli, Stefano Rodotà, Guido Viale per citare alcuni nomi. E' una proposta per la formazione di un nuovo soggetto politico che riporti al centro la partecipazione informata alla cosa pubblica. Non voglio dilungarmi in commenti miei al riguardo, invito a leggere e sottoscrivere il manifesto del quale riporto solo qualche essenziale estratto che fa intuire la caratura della riflessione che sta dietro la proposta.
"La democrazia rappresentativa ha bisogno, dunque, sia di una sua riforma interna in senso proporzionale, sia di essere arricchita da nuove forme di democrazia partecipativa." ... "il sistema rappresentativo è l’unico che garantisce la partecipazione di tutti i cittadini in condizioni di voto segreto. Esso gioca di conseguenza un ruolo insostituibile. Ma per affrontare l’attuale crisi deve essere associato alla democrazia partecipativa." ... "l’attività costante della partecipazione alimenta e garantisce, stimola e controlla la qualità della rappresentanza e la qualità della politica pubblica." ... "Tra i cittadini è cresciuto il desiderio di riappropriarsi di ciò che è comune, non solo beni ma anche processi." ... "destrutturare una sovranità popolare totalmente fondata sulla delega" ... "Nei decenni del neoliberismo abbiamo assistito al trionfo del privato, declinato in vari modi: consumismo, chiusura nell’interesse personale, familismo, evasione fiscale; ma anche, sul versante opposto, solitudine, frammentazione, esclusione. Sarebbe ora di riattivare e riapplicare quella rivoluzionaria intuizione del movimento delle donne degli anni ’60 e ’70: ‘il personale è politico’. Le persone, uomini e donne, devono riflettere sul loro ‘privato’ – i loro valori, consumi, strategie individuali e familiari. Questa riflessione ha rilevanza per lo spazio pubblico di più grande emergenza – l’ambiente. Una visione ecologica del mondo incentrata sui beni comuni richiede una trasformazione qualitativa e relazionale del rapporto tra spazi pubblici e privati, così da perseguire la giustizia ambientale e sociale. I destini del pianeta non possono essere affidati esclusivamente ad interessi individualistici, guidati dal tasso di profitto a breve termine e dalla negazione della dignità del lavoro. In coerenza con una visione ecologica del mondo incentrata sui beni comuni, occorre invece coniugare i doveri e i diritti, per costruire relazioni equilibrate per l’insieme della collettività." ... "I partiti politici attuali sono così diventati organizzazioni completamente anacronistiche rispetto ad un modello di democrazia che non può più esaurirsi nella rappresentanza e nella delega. Il fondamento giuridico leggero che li intende quali libere associazioni di cittadini non riconosciute (Codice civile) risulta paradossale. Essi incredibilmente si trovano nella posizione di godere da un lato di tutti i benefici di un soggetto privato, dall'altro di avere accesso ad ingenti risorse pubbliche. Un mostro a due teste che si appella al diritto di riservatezza, proprio dei soggetti privati, mentre vive di risorse pubbliche in una dimensione opaca, espressione di corruzione e perversa contaminazione di interessi pubblici-privati." ... "La formazione, ormai assente nelle strutture partitiche (con gravi danni non solo a livello nazionale, ma anche nelle amministrazioni locali, con politici sempre più ignoranti) è un terreno su cui ritornare a impegnarsi." ... "Si riconosce l’importanza della sfera dei comportamenti e delle passioni, rompendo con le pratiche mai esplicitate ma sempre perseguite dal ceto politico attuale: la furbizia, la rivalità, la voglia di sopraffare, il mirare all’interesse personale. Al loro posto mettiamo l’inclusività, l’empatia, la mitezza coniugata con la fermezza."
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