Magazine Per Lei
Si è appena conclusa una settimana intensissima in cui poco o nulla ho concesso a me stessa in termini di analisi e amor proprio. Lavoro, lavoro e ancora lavoro, con incursioni in una vita sociale che avevo dimenticato (ma allora esiste ancora?). E che, però, ho scontato in termini di ore di sonno e alimentazione.
Mi sono resa conto, allora, che la mia vita è dominata da tre grandi S che, in un modo o nell'altro, costituiscono il rifugio per la mia anima inquieta.
E cominciamo con "l'amato veleno", come ho sempre chiamato le sigarette in questo blog. Ho decisamente fumato di più, perché il loro consumo è inversamente proporzionale a quello del cibo. Meno mangio e più fumo. E viceversa. Così, questa settimana, avendo saltato il mio unico pasto quotidiano in almeno tre giorni, mi sono rifugiata tra le spire e le volute del fumo. E' sempre stata una mia debolezza, lo ammetto. Ma ho un rapporto contorto, sbagliato, perverso con l'alimentazione e la prima S costituisce l'unico rimedio possibile a garantirmi un qualche equilibrio. Il rifugio dalla me stessa grassa che non riesco a tollerare.
Da lì ho iniziato a riflettere sull'altra S, quella che ha caratterizzato buona parte di questo blog e degli ultimi anni della mia vita: Il sesso. Sono in fase analitica (che palle! Lo so) e mi sto convincendo che, in fondo, il sesso sia l'unico modo ancora sano con cui riesca a gestire un qualche rapporto con gli uomini. Per il resto è un vero disastro. In fondo il sesso è semplice, immediato, facile da gestire e ha anche il vantaggio di essere particolarmente piacevole. E' tutto il resto il vero problema. Soprattutto quando non hai ancora capito cosa vuoi veramente dall'altra metà del cielo. O se vuoi che l'altro diventi una metà di qualcosa. E su questo punto ho sprecato fin troppi post per non sapere, ormai, che vivo meglio da sola che in compagnia di un uomo. Il problema è che le mie conversazioni con l'altro sesso si stanno preoccupantemente e troppo spesso riducendo a due sole battute: "Rivestiti!" e "Vattene". Da quando ho deciso di buttare la spugna e smettere di parlare con gli uomini? Temo di non ricordarmelo più. Fatto sta che la mia totale incapacità ad approcciarmi a una relazione sana mi spinge a rifugiarmi nell'unico modo di gestirla che conosco: il sesso.
Per la cronaca, però, niente uomini questa settimana.
C'è infine la terza e più difficile S: la sbronza (ok, sarebbe stato meglio definirla l'alcool, ma poi perdevo il gioco delle tre S che fa più fico!). Devo confessare che ho qualche difficoltà a comprendere con precisione il mio legame con l'alcool. So che l'ho conosciuto da adolescente e posso dire che rappresenta una fuga dalla realtà. O, se volete, un rifugio dal dolore. E in questi mesi mi ci sono rifugiata, a volte. In questa settimana anche troppo spesso. Ma, almeno, sempre in compagnia. perché la mia parte razionale (che sarà pure rompicoglioni, ma essendo razionale ha quasi sempre ragione) ha stabilito che bere da sola costituisce il limite tra il vizio e la dipendenza. Almeno su questo fronte mi sento di non essere ancora giunta sul punto di iscrivermi all'Anonima Alcolisti. Ma certo, quando c'è qualcosa che mi turba, quando quel dolore che avevi buttato in fondo, in un luogo remoto, riemerge senza preavviso, la mia bottiglia di vino mi guarda languida e sembra promettermi che andrà tutto bene. E' il rifugio che temo più di tutti gli altri. Perché lo conosco da più tempo. Perché è il più attraente. Ed è anche quello in cui scappo per le cose più importanti.
Se il quadro non è confortante - e sicuramente non è edificante - c'è, però, un risvolto positivo nell'essere così come sono: il Senso del ridicolo. Ho trovato in questa quarta S la salvezza dai miei rifugi. Perché l'idea di rientrare nei cliché della donna perduta, difficile, melodrammatica, mi fa sentire immediatamente ridicola. Ed io ho una fobia per il ridicolo che rasenta la turba psichica. Non lo sopporto. Mi crea disagio. Non mi si addice. Non è esattamente la conquista delle tre S buone (Sicurezza, Serenità, Salute). Ma almeno è una spinta per uscire fuori da tutti i miei rifugi e provare a vedere cosa può accadere lì dove la vita continua a scorrere. E tu non hai più voglia di Scappare...Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city.
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