Sto leggendo un (ennesimo) interessante libro sullo zen che ho scovato a NYC da Barnes & Nobles all’angolo dell’82esima strada e Broadway (tappa quasi inevitabile lungo il pellegrinaggio verso Zabar’s). Si intitola “Hardcore Zen“.
L’autore, un certo Brad Warner, è un ex fricchettone, bassista e punk-rocker, insegnante di inglese in Giappone con il mitico JET program, produttore di B-movie giapponesi in cui mostri giganti à la Godzilla minacciano di distruggere il mondo (nella fattispecie: Tokyo), estimatore di Ultraman e monaco zen.
E così, ennesimamente, trovo che la filosofia punk si applichi egregiamente ai miei campi preferiti dello scibile umano: prima la cucina vegan (con i bei libri di Isa Chandra Moskowitz e la sua Post Punk Kitchen), ora il buddhismo zen.
Cosa diavolo c’entra il titolo, direte voi? C’entra eccome: l’insegnamento più importante che mi sembra di aver tratto dalle mie letture zen è l’importanza di vivere nel momento presente, qui e ora. Il futuro non esiste. Riflettiamoci un attimo. Il futuro non esiste.
La prima volta che mi hanno spiegato che cosa fosse il buddhismo è stato a scuola. Un anno, miracolosamente, invece del solito prete laico di CL abbiamo avuto un brillante seminarista che ha dato un senso all’ora di religione parlandoci delle religioni, e non di Cristo. Ma sto divagando. Insomma, in quell’occasione mi rimase impresso che secondo la filosofia buddhista la vita è dolore. Meglio non mettere al mondo dei figli perché il mondo è pieno di sofferenza. L’unica speranza è la ricerca dell’illuminazione. Non avevo capito niente! O forse chi me l’ha spiegato a) non si è espresso bene, o b) non aveva capito niente a sua volta.
Non è che il mondo sia intrinsecamente una valle di lacrime. Life is suffering vuol semplicemente dire che niente dura per sempre. Il nostro incessante desiderio di qualcosa di più, di qualcosa di sempre nuovo e diverso, ci porta inevitabilmente all’insoddisfazione.
“You may find that having is not so pleasing a thing as wanting. This is not logical but it is often true.” — Spock
Viviamo proiettati nel futuro, aspettando la svolta, una svolta qualunque, e non ci godiamo il momento presente. Non viviamo nel momento presente. Il presente ci sembra qualcosa di provvisorio e passeggero, e così, momento dopo momento, giorno dopo giorno, il tempo passa, la vita passa, e noi non siamo mai pienamente soddisfatti. La vita è dolore nel senso che non ci va mai bene niente. Se solo avessi più tempo, quando perderò gli ultimi 5kg, non appena avrò maggiore stabilità economica, allora sì che. L’erba del vicino è sempre più verde. E stavolta non sto divagando. Pensateci.
Il futuro è solo un’idea. Una bella idea, su cui possiamo arzigogolare finché vogliamo, ma che potrebbe – come ogni idea – non concretizzarsi mai. E non intendo solo dire che potremmo morire prima (possibilità remota ma da tenere a mente), quel che voglio dire è che magari tra un po’ cambieremo idea, vorremo qualcos’altro, e la linea del futuro continuerà a spostarsi in avanti. Il futuro non arriverà mai. Il futuro è oggi.
(immagine presa da qui)
Se siete arrivati fin qui, alla fine di questa lunga elucubrazione, traete anche voi le vostre conclusioni. Godetevi quel che vi offre il presente. Se non vi piace, cambiatelo adesso. Già: subito, oggi, non domani. La libertà è oggi, in ogni momento. Fatene buon uso.
P.S. Ricordatevi anche che “the Lord giveth and the Lord taketh away” - “il Signore dà e il Signore toglie”. Non stressatevi. Ogni cosa prima o poi si trasforma nel suo opposto. Godetevi il momento, e domani si vedrà. Ah, e leggetelo il libro, non è affatto male :-)