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RIGOLETTO, IL MELODRAMMA PERFETTO #verdi #operalirica #musica

Creato il 30 maggio 2013 da Albertomax @albertomassazza

 

rigoletto

Come il gozen, dicono i parmensi riferendosi al Rigoletto. E’ come il maiale, non c’è niente da buttare! E in effetti, l’Opera che inaugurò la trilogia popolare, dopo la febbrile attività degli “anni di galera”, la si può girare e rigirare, sezionare, osservare al microscopio: non ne viene fuori nè un di più, nè un di meno, ma esclusivamente un meccanismo perfetto che si regge su un equilibrio mirabile di musica e teatro, alla realizzazione del quale ogni minimo particolare concorre. Una simile sintesi l’aveva realizzata il solo Mozart, nel comico de Le nozze di Figaro e nella fusione comico-drammatica del Don Giovanni. Mancava l’ultimo tassello, una sintesi tutta realizzata nel dramma, e Verdi compì questo miracolo.

Perchè di dramma assoluto si tratta, nonostante il paradosso che a tesserlo sia un buffone; e che se lo tesse addosso! Anzi, questo paradosso amplifica la tensione drammatica e sgombra il campo da ogni possibile equivoco. Un dramma crudo che non si nasconde dietro al pathos a buon mercato e non si risolve nel consolatorio, ma sonda gli abissi della natura umana con occhio clinico, zoliano. Verdi, partendo dalle geniali intuizioni di Hugo, concepisce un wor ton drama delle miserie umane, privo di senso epico, ma autenticamente popolare, capace di coinvolgere trasversalmente tutta la civitas. E’ una vera epifania del teatro, quella compiuta dal genio di Busseto, che realizza in modo definitivo il presupposto stesso del melodramma, così come venne concepito nel tardo Rinascimento: riportare in vita la grande tragedia greca.



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