Di lui ha parlato poco, in queste pagine. Perché il rapporto con il suo alunno Orlando, planato tra i Merry Men a novembre della terza, dai banchi del liceo classico, non è di quelli facilmente raccontabili. La ‘povna stessa, per capirlo fino in fondo, ha avuto bisogno di molto tempo, perché le pieghe complicate e affascinanti del suo carattere non sono di quelle che si facciano facilmente interpretare.
Certo, con lei Orlando è sempre andato bene, se non addirittura (soprattutto negli scritti) benissimo (del resto, la scelta del liceo classico non mente). Eppure, pur inserito totalmente e splendidamente in un gruppo che di per sé è solo tanto disponibile e accogliente, Orlando è rimasto per lungo tempo in seconda fila. Fuggito da un liceo che, per rilevanza di argomenti, gli sembrava cucito addosso, ha scoperto sin troppo presto di non essere portato per quelle materie ingegneristiche che fanno da sostegno portante alla scuola che si era infine scelto. Di conseguenza il suo percorso tra Scrittura del territorio, Agricoltura tecnologica e soprattutto Muri e Impianti è stato costellato solo da tanta noia e sofferenza. Ad alti e bassi, se la è tuttavia cavicchiata fino a circa metà quarta, quando è subentrato il crollo. Complice un carattere non facile, di un rigore aggraziato e terribilmente esigente, con gli altri così come con se stesso, Orlando l’anno passato pensò bene di festeggiare la raggiunta maggiore età, inanellando a ripetizione assenze sopra assenze.
Fu la ‘povna, a nome di un consiglio di classe per fortuna con la maggioranza di occhi attenti, a telefonargli a casa in un pomeriggio di maggio. “Orlando rischia grosso” – disse alla madre, persona rigorosa come lui, e spirito quasi affine, pur nella differenza di esperienze. Insieme, scoprirono dunque il coperchio del vaso di Pandora di una crisi galoppante. “Orlando non ha voglia, di niente” – riassunse per la ‘povna la mamma, agitata e insieme lucida. Dopo il lunghissimo consulto, la ‘povna dovette nuotarci sopra ben due giorni. Poi, colta da uno spunto improvviso, gli regalò Stand By Me, lo portò via con sé per una lunga conversazione fuori aula e, complice l’aiuto dell’Ingegnera Tosta, di SignorePietà e di Esagono, riuscì nell’impresa di riprenderlo per la collottola, riuscendo solo a farlo rimandare.
Quest’anno, al rientro a scuola, le cose hanno continuato ad andare ad alti e bassi. Poi, a marzo, doppia carpiata, la catastrofe. Prima l’uscita della seconda prova, quella materia di disegno tecnico, a mano e squadre, che Orlando, da bravo classicista, non aveva più preso in mano dai tempi delle medie e di applicazioni tecniche. Poi, ben più grave, uno dei lutti più ingiusti che può colpire un ragazzo di diciannove anni, che si trova, da solo e impotente, a piangere il suo migliore amico a calde lacrime. Nel frattempo, la ‘povna, questo suo alunno ombroso, impegnativo quanti altri mai, aveva imparato a conoscerlo e capirlo. Un po’ sono state le lezioni di Scrittura del Territorio del venerdì (cui la ‘povna partecipa da un anno), un po’ tanti piccoli tasselli (per esempio, la crisi violenta contro Esagono, mentore di Orlando da quando era piccolissimo in contesti extra-scolastici) – la ‘povna ha visto, tra le pieghe complicate di chi mette in discussione un sistema di valori in cui è cresciuto, e, deciso a rinunciarvi, si mette in navigazione in mare aperto, i tasselli del puzzle da assemblare.
Perché, se esiste qualcuno di paragonabile all’indimenticato Corto Maltese, quello è proprio il suo alunno. Di cui Orlando rappresenta però il doppio simmetrico. “E’ uguale a Corto” – si trovò a dire in un lampo la ‘povna alla Pesciolina, durante una mattina a parlare di tracciolini e poligonale d’asse; per poi aggiungere, meditativa: “solo che Corto è più sicuro di sé, risolto, e, soprattutto, ateo”.
La corsa verso l’esame di Stato, negli ultimi due mesi, ha voluto dunque dire, tra le altre cose, anche una corsa a mantenere, caparbia, Orlando dentro il cerchio. Tante e tante volte lui ha tentato la fuga, ha dichiarato “non ce la faccio, smetto”; e tante e altrettante volte la ‘povna si è trovata, con la sola forza disperata del suo sguardo, a costringerlo a restare.
Se c’è qualcuno, tra gli Smarginati, il cui destino la spaventa, Orlando è candidato a occupare i primi posti. Perché, contrariamente agli altri cinque, il suo senso di giustizia, rigoroso fino a essere perverso (con tutta la perversione pura dei vent’anni), non gli permette di accettare aiuti, mani tese e compromessi. Orlando è così: accetta, e solo da chi vuole lui, occhi acuti e briglia lunga. Ma questo è il massimo dell’amore per se stesso che si riesce, con fatica, a costringerlo a provare.
Per questo oggi la ‘povna, nel vortice di una corsa che la vedrà a scuola sempre, e sempre a pensare alla quinta, torna a casa, per una volta, con una sensazione (che dura un giorno, si sa, perché con lui la guardia non si abbassa) di inusitata leggerezza. Perché oggi, per ragioni sue, di cui non è dato chiedergli conto, è ovvio, Orlando ha deciso di accendersi improvviso, per tutto il giorno. E non è il fatto di seguire le sue lezioni (quello, per quello stesso rigore che lo caratterizza, con la ‘povna lo fa sempre). Ma oggi Orlando, mentre ripassavano Svevo, ha concesso, a lei, ai compagni e a se stesso, la grazia della sua acuta intelligenza. Leggono le ultime pagine della Coscienza. La ‘povna recita, ci mette l’anima. Non lo guarda mai, ma lo fa per lui, soprattutto, e lo sa tutta la classe. Si arriva alle ultime righe, quelle sull’esplosione del mondo.
“Allorché la rondinella comprese che per essa non c’era altra possibile vita fuori dell’emigrazione, essa ingrossò il muscolo che muove le sue ali e che divenne la parte più considerevole del suo organismo. La talpa s’interrò e tutto il suo corpo si conformò al suo bisogno. Il cavallo s’ingrandì e trasformò il suo piede. Di alcuni animali non sappiamo il progresso, ma ci sarà stato e non avrà mai leso la loro salute” – legge la ‘povna. E prosegue di buon passo con la celebre avversativa che introduce il finale anti-progresso: “Ma l’occhialuto uomo…”.
“Perché ‘occhialuto’?” – interrompe Soldino, sollevando la testa, e consapevole del rischio che corre (dopo il piano di azione che lui, la ‘povna e Piccolo Giovanni hanno messo appunto su a Mauthausen, sa benissimo quali sono le dinamiche preziose dentro al gruppo, e non ha alcuna voglia di tagliarle). Però Soldino è curioso, vuole sapere. E l’intuito gli suggerisce che il momento è quello giusto.
Dall’angolo in fondo della classe, quello dove segue senza parlare mai, le parole arrivano veloci, ovvie, quasi non trattenute contro voglia. Sono solo cinque: “Perché non si è evoluto” – scandisce la voce di Orlando, mentre nasconde l’impazienza di continuare la lettura, che lo prende.
La ‘povna gli scocca solo un’occhiata, e basta quella. Domani è un altro giorno, e sarà di tremore, per lui e per loro tutti, come sempre. Ma intanto oggi è contenta di poter sperare.
Magazine Diario personale
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