Uno
dei post più letti su queste pagine è Nichi
Vendola non mi piace (Malvino,
25.10.2010), che ad oggi registra 67.721 accessi e ben 61 commenti
(moltissimi tenuto conto che di solito cestino quelli impertinenti e
offensivi). In quel post non ero affatto tenero con l’allora
governatore della Regione Puglia, né lo fui in Nichi
Vendola non mi piace e non mi convince
(Malvino,
21.12.2010), che seguì di lì a qualche mese. Per il primo post dei
due post lo spunto mi era dato da una sua frase riportata dal
Corriere
della Sera
del 24.10.2010: «Io
voglio parlare delle questioni eticamente sensibili, ne voglio
parlare anche con la Chiesa»;
per il secondo, invece, da un’altra frase che era riportata da il
manifesto
del 16.7.2010, ripresa, seppur non testualmente, da un editoriale
di Ernesto Galli della Loggia (L’orecchino
populista – Corriere della Sera,
21.10.2010): «Il
capitalismo ormai non è solo incompatibile con la democrazia: è
incompatibile con la vita»
Oggi,
nel trattare della sua vicenda personale, mi sarebbe gioco facile
tagliar corto con due grammi di sarcasmo. La vita del figlio che ha
tanto desiderato non è stata resa possibile proprio grazie a quegli
strumenti tecnici di cui il capitalismo si è appropriato per
produrre plusvalore? In quanto al dialogo sulle questioni eticamente
sensibili, provi adesso a discutere di gravidanza surrogata con la
Chiesa: vediamo cosa ne ricava di costruttivo.
Com’è
evidente si tratterebbe di argumenta
ad homine tu quoque,
dunque del tutto inservibili a qualificare un’opinione
sulla questione della gravidanza surrogata, che è quanto cui sono
sollecitato da alcuni lettori, e che sarebbero tutt’al
più spendibili in chiave polemica, ancorché fallaci, contro il
ricorso alla pratica. Io invece – e qui mi dichiaro – sono a
favore, e credo che, tolto quanto strumentalmente le si oppone, le
ragioni che portano a respingerla come pratica moralmente
inaccettabile siano segnate esclusivamente dal pregiudizio, figlio dell’ignoranza
Si
è soliti dire, ad esempio, che il bambino sarebbe strappato alla
madre. Falso: la madre biologica del bambino è la donatrice
dell’ovulo,
di regola diversa da quella che consente all’impiego
del suo utero per la gestazione. L’utero,
in questo caso, assume lo stesso ruolo che fino a qualche decennio fa
hanno avuto le mammelle messe a disposizione dalla balia, figura che
non era affatto concepita come quella di un soggetto sfruttato. Era
pagata per il servizio che offriva, spesso indispensabile alla sopravvivenza di un neonato, ma nessuno si sarebbe mai sognato
di considerarla una schiava. Il bambino che per mesi accoglieva in
seno per dargli nutrimento non era suo e doversene separare quando
iniziava lo svezzamento non era concepito come distacco tra madre e
figlio. In più, nessuno si sarebbe mai sognato di parlare di
«mammelle in affitto»: offriva un servizio sociale in cambio di una ricompensa, niente di più,
niente di meno.
In
quanto alla donazione dell’ovulo,
non si capisce perché debba sollevare questioni eticamente più
sensibili di quelle sollevate dalla donazione di uno spermatozoo,
dunque davvero è incomprensibile com’è
che fra quanti si dichiarano contrari alla gravidanza surrogata –
anche drasticamente contrari ad essa – vi sia chi non solleva alcuna
obiezione avverso alla fecondazione eterologa.
Risibile,
per finire, la questione relativa alla mercificazione del corpo
femminile che sarebbe indotta dalla pratica della gravidanza
surrogata, tanto più perché solitamente sollevata da chi non ha
alcuna difficoltà a considerare legittimo disporre del proprio corpo
al fine di procurarsi un utile, in tutto l’ampio
spettro dell’offerta
delle sue parti e delle rispettive funzioni.
La mia impressione è che il giudizio negativo ampiamente riscosso dalla gravidanza surrogata dipenda per lo più dalla novità che introduce in una condizione – quella gravidica – che per sua natura è inscritta in una sfera simbolica nel quale il peso della retorica svolge ancora un ruolo preponderante. Probabilmente ci vorrà ancora molto tempo perché sia accettata come pratica legittima sul piano morale, la sua sorte seguirà di pari passo la rimozione dei pregiudizi che ancora avvolgono il momento del concepimento e della riproduzione. Intanto, auguri a Nichi Vendola e a Eddy Testa. Ne hanno bisogno perché una cosa è desiderare un figlio e un’altra è saperlo allevare: compito che esige forze sovrumane, non importa se la coppia sia omo- o eterogenitoriale.
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