Reduce da una short edition di “anche io avevo una vita interessante, epperò non so dov’è finita”, ovvero aperitivo con amica d’infanzia in cui ho bevuto un cocktail orrendo, ricordato i vecchi tempi (in cui vivevo la suddetta vita interessante) e cuccato per estensione (hai presente quando esci con una 100 volte più figa di te e tutti ti guardano ma solo di rimbalzo perchè in realtà puntano lei, ma tu hai un enorme bisogno di sentirti almeno vagamente apprezzabile e allora ti racconti che sì, stavano puntando proprio te?).
Ebbene, reduce da tutto ciò, alle 18.30 (ora locale) di questa sera il megafasciatoio in plastica, che invadeva per intero il nostro bagno da quasi 32 mesi, veniva abbattuto, smembrato e defenestrato.
Al grido di “ehi, c’è vita qui sotto”, nella vaschetta venivano rinvenuti: una famiglia di papere da bagno (madre e tre figlioletti), set di spugne (una per ogni tipo di materiale esistente), pettine per crosta lattea (acc!, ecco dov’era), mini barca a vela a motore e aggeggi vari per la cura dell’igiene marmocchia.
Con sguardo sadico e un profondo senso di rivalsa dicevamo addio alla fase pannolino, ai pestoni notturni e agli esercizi di funambolismo incastonati tra fasciatoio, sanitari e lavandino.
Così l’epica esperienza dello spannolinamento si conclude. E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta. La guerra è vinta, il nemico battuto e ora si accetta la prossima sfida.