Devo dire che tra scrutini alla minchia di cane leggera, firme farlocche, votazioni fuori legge, colloqui non dovuti ma fatti, preside latitante, l’anno stava finendo davvero maluccio.
Per fortuna, che storia!, l’altra sera è successo l’insperabile.
La figliola grande aveva voglia di un gelato, se ne è uscita con un (ex)compagno di classe
Stremato e sporco
e una volta in centro paese (centro città? centro cittadina?) ha notato una gattone rosso spelacchiato e gnaulante. L’ha preso, se l’è fatto scappare, con graffi annessi, l’ha ripreso e l’ha portato a casa.Così, un mese e quattro giorni dopo la scomparsa, nuntio vobis gaudium magnum:
ri-habemus Ciccium!
Sporco, grigiastro, spelacchiato, pieno di pulci e con una fame arretrata che ci ha costretto a tenerlo a stecchetto e a nutrirlo piano piano ogni due ore (fosse stato per lui, si faceva fuori otto etti di scatolame in un amen).
Adesso mi segue come un cagnolino: vado in cucina, viene in cucina; vado a letto, viene a letto; vado in bagno e lo chiudo fuori, si sdraia davanti alla porta e miagola disperato; vado sul balcone a stendere, si mette sotto lo stenditoio; mi siedo a disegnare o a leggere o a mangiare, mi monta sui piedi, sotto il tavolo, magari miagolando un po’; mi metto a dormire, me lo sento che arriva, mi salta
Prima: pacioso e grasso (e pulito)
sul letto e pretenderebbe di dormire con la testa appoggiata al palmo della mano.E’ imbarazzante.
Ma visto che, in compenso, è di nuovo tra i piedi, sopportiamo volentieri l’appiccicoso felino.
Senza nemmeno commentare la tontaggine di un gatto che non ha saputo tornare da solo e la fortuna sfacciata di essere passati di là, quella sera, in quel momento esatto.