Rilassiamoci e facciamo un salto nel passato
Creato il 04 agosto 2014 da Persogiadisuo
Anche
quest’estate i cinema restano aperti ma mancano film che ci convincano a entrare in sala. Anzi, quest’estate
più delle altre, vi è perfino una totale mancanza di blockbuster (ok, arriva
l’ennesimo sequel di Transformers, ma il target è abbastanza definito). Non c’è
nulla da fare: i distributori italiani non ne vogliono sapere di riempire le
sale cinematografiche e nemmeno pensano di proporre anteprime a quelli
all’aperto.
E così
dovremo aspettare l’autunno per vedere l’infornata di titoli presentati a
Cannes, mischiati, giustamente, con quelli di Venezia. E a proposito di
quest’ultima, che dire del programma appena annunciato?
Nessuna
star, nessun ritorno particolarmente atteso, ma autori provenienti da tutto il
mondo e per lo più sconosciuti ai non cinefili. Un festival di super nicchia
che dovrà puntare tutto sulla qualità e annullare così il connubio glamour-arte
che da decenni ha fatto rima col Festival di Venezia. E nemmeno al Festival di
Cannes quest’anno si sono viste poi delle grandi cose. Le star e i film di
richiamo andranno a Toronto, che è pure più vicino a Hollywood: dobbiamo
rassegnarci.
E in questo
desolante panorama il pensiero non può che volgere al passato che, come in
tutte le situazioni di crisi, rimane qualcosa di lontano, irrangiungibile e
irrepetibile.
I prossimi
post voglio quindi dedicarli a una categoria che potrebbe intitolarsi
“Facciamoci del male” e ci farà balzare indietro nel tempo per stilare un
impietoso confronto tra passato e presente.
E il primo
balzo è quindi di dieci anni: è il salto più corto e indolore, ma anche quello
che ci mostra come fossero già presenti i semi di una crisi destinata a
esplodere.
Il 2004
infatti era l’anno della diffusione di multisale nuove e climatizzate destinate
a rimanere vuote: curioso vedere che nell’arco di dieci anni non si è fatto nulla
per cambiare le cose.
Ma il 2004 era anche
l’anno dell’affermazione dei sequel con quel Shrek 2 che fu il maggior incasso
dell’anno. E fu lì che i produttori capirono le potenzialità del sequel: stessi
personaggi, stesse dinamiche, qualche aggiunta e una sceneggiatura che proponga
il modello originale senza troppo impegno. Non che i sequel fossero nati
allora, gli anni ’80 e ’90 ne contavano diversi, ma è dalla metà del decennio
scorso che ogni operazione commerciale di successo ha sequel, prequel o reboot
che diventano puntualmente i film su cui gli addetti ai lavori puntano di più, ed è questo il vero sintomi di crisi artistica.
Il 2004 era
però l’anno di un sequel del tutto particolare: Kill Bill Volume 2 di
Tarantino, in realtà parte di un progetto unico diviso in due. E qui c'è poco da aggiungere.
Per quanto
riguarda il cinema di qualità il 2004 fu anche l’anno di un piccolo film ai
tempi ignorato da noi e destinato però a rimanere nella memoria di molti: The
Eternal Sunshine of the Spotless Mind di Michel Gondry tradotto miserabilmente in Se mi lasci
ti cancello.
Ma il 2004 fu
l’anno in cui si distinse, in quanto a premi e consensi, un perfetto esempio
di cinema di qualità adatto a tutti: Million Dollar Baby di quel Clint
Eastwood, che proprio quest’estate, alla veneranda età di 84 anni ha deciso di
confrontarsi con un genere per lui nuovo, il musical ed è stato punito e
ignorato per questo: chi ha visto Jersey Boys alzi la mano.
E per finire, in un panorama italiano che toccava forse il suo periodo più buio si faceva strada, con Le conseguenze dell’amore, quel Sorrentino appena incoronato dall’Oscar.
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