Non è strano? Non è strano che un profumo ti ricordi una carezza?
Non è strano che un gesto ti riporti alle consuetudini, che un rumore ti richiami un brivido?
Mi sono chiesta spesso perché non riesco a dirti addio, e forse è perché non ho mai provato a dirtelo, addio.
Forse non ero pronta, forse non lo sono nemmeno ora. Ma conta davvero qualcosa in fondo, G?
Siamo stati nemici, amici, amanti; sei stato me.
Siamo stati una storia d’amore.
Mi hai consumata fino alle costole, ti ho respirato a pieni polmoni. Ma non è strano? Non è strano il vuoto che l tutto è in grado di lasciare quando si dissolve?
Forse non può fare altro. Eppure sento di averti dato, se non tutto, tutto quello che in quel momento potevo offrire.
Ho riesumato per te l’ingenuità, frugando in tasche di cappotti che odoravano di chiuso.
Non ho rimpianti, G, perché l’amore con rimpianti non è degno d’essere amore; non rimpiango di aver creduto alle tue promesse, di avere promesso a mia volta.
Forse è ora che “ti lasci”, che smettiamo di vederci passeggiare insieme verso un futuro comune. E non è ora adesso perché qualcuno, sbadatamente, ha lasciato che gli entrassi nel cuore. E’ più ora perché parti, anche tu, ed era forse una svolta fisica quel che serviva al mio petto pigro.
Non è un addio triste, sarebbe troppo serio per “una come me”, né un addio per me e te, ma per noi. Vorrei però che portassi, in questo e nei prossimi viaggi, il ricordo e la viva coscienza della potenzialità di un sentimento, del tuo sentimento, e che tenessi a mente, quando la forza di gravità morale cercherà di trainarti verso il Basso, che sei capace di amare, di far trasparire dagli occhi un cielo senza nubi.
Mille volte grazie per i sussulti, le illusioni, il dolce accoccolarsi nel tepore del sentirsi amata.
Mille volte grazie per le mani premurose e le labbra di conforto, per l’affettuosa pazienza con cui assistevi a ogni mio stanco e inutile combattimento.
Grazie per le orecchie, le spalle, le ginocchia; grazie per i piedi solerti, per i muscoli, per ogni fibra del tuo corpo.
Grazie per avermi guardata, e non avermi solo vista.
Grazie per avermi ritenuta degna di un’improbabile sfida tra noi.
Grazie per tua sorella, per ciò che sei riuscito a dirmi e per tutto quello che solo a me non puoi dire.
Grazie per aver tessuto insieme una calda coperta, la terrò sul letto.
Grazie per le tue scelte, “i miei alibi e le tue ragioni”.
Grazie per la tua partenza.
E scusa, perché in amore “grazie” forse non ci sta. In amore, appunto.
Solita, sciocca, S.
Buon viaggio.
Magazine Talenti
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