Per iscrivervi al canale youtube del Fatto della Settimana: http://www.youtube.com/user/IlFattoSettimana
Chiamiamo le cose con il loro nome: quello che per la legge, fatta ed approvata dalla casta più cosca del mondo, si chiama rimborso elettorale, in realtà è un “puro” finanziamento pubblico ai partiti. Su questo credo non ci sia da discutere. I nostri politici, sfacciati come nessuno, non solo hanno disatteso (o meglio, “distrutto”) l'esito di un referendum, ma nel corso degli anni hanno anche fatto lievitare le entrate che gli spettano per diritto, approvando leggiucole dopo leggiucole.
Ma andiamo per ordine e guardiamo come il finanziamento pubblico ai partiti (a differenza di quanto ci vogliono far credere, finanziamento pubblico e rimborso elettorale sono sinonimi. Sempre che per rimborso elettorale si intenda quello previsto dal nostro Ordinamento Giuridico) è cambiato negli ultimi due decenni. Nel 1993 i Radicali propongono un Referendum per abrogarlo: ogni giorno l'inchiesta Mani Pulite tira in ballo nuovi politici, allora gli italiani si recano in massa alle urne e il 90% di loro vota a favore del quesito referendario. Il finanziamento pubblico ai partiti viene quindi buttato fuori dalla porta, ma, come vedremo tra poco, verrà fatto rientrare dalla finestra.
Il 1993 è quindi l'ultimo anno in cui, almeno in teoria, i partiti ricevono soldi pubblici sotto forma di finanziamenti, e la cifra erogata dallo Stato complessivamente si aggira intorno agli 82 miliardi di Lire. Circa 42 milioni di Euro, se convertiti con la valuta di conversione 1936,27, poco più se consideriamo anche la perdita di potere d'acquisto della moneta. Tenete bene in mente questa cifra: circa 42 milioni di Euro...ci sarà utile più tardi. Nel dicembre 1993 però il Parlamento, con un colpa di coda, approva una legge che istituisce il “rimborso elettorale”. Il rimborso ovviamente non serve a coprire solo le spese sostenute dai partiti, ma anche a riempire le casse degli stessi: infatti questi non incassano solo i costi sostenuti durante le campagne elettorali, ma ricevono dallo Stato (quindi da noi contribuenti) una cifra che è calcolata moltiplicando il numero degli iscritti al censimento per 1600 Lire (Num. Iscritti al censimento * 1600). Alle elezioni Politiche del 1994, i partiti ottengono un rimborso che, convertito in Euro, si aggira intorno ai 46 milioni; alle Europee del 1994, incassano circa 23 milioni; alle Regionali del 1995, circa 29 milioni; alle Politiche del 1996, circa 46 milioni. Truffati dalla Casta? Siamo solo all'inizio. Nel giugno 1999, il Parlamento approva un'altra legge ad-castam. Con la numero 157/99, il calcolo del rimborso elettorale cambia: nella moltiplicazione non si considerano più gli iscritti al censimento, ma gli iscritti alle liste elettorali alla Camera. Fin qui niente di male, anzi meglio: il numero degli aventi diritto di voto alla camera e assai minore del totale dei cittadini italiani. Il problema è che tale numero non viene più moltiplicato per 1600 Lire, ma per 4000 Lire per le Politiche, Regionali e Referendum e 3400 Lire per le Europee (quindi il nuovo calcolo per le Politiche e Regionali è: Num. Iscritti liste elettorali alla Camera * 4000. Per le Europee: Num. Iscritti liste elettorali alla Camera * 3400). I rimborsi ovviamente raddoppiano: per le Europee del 1999 i partiti incassano 86,5 milioni di Euro e per le Regionali del 2000, 85. La misura sembra colma? Siamo solo a metà. Nel 2001, la Casta vota una legge che aggiunge alla moltiplicazione il numero delle camere elette e la durata della legislatura (quindi per le elezioni Politiche il calcolo è il seguente: Num. Iscritti alle liste elettorali alla Camera * 4000 * 2 * 5. Il 2 rappresenta il numero di camere elette, il 5 gli anni della legislatura). Grazie a questo metodo di calcolo, i partiti prendono dallo Stato, per le elezioni Politiche del 2001, 476 milioni di Euro, versati per la prima volta con sistema rateale (lo Stato versa ogni anno, a fine luglio, la tranche di rimborso spettante ai partiti): la tranche relativa al 2001 è di 81 milioni di Euro e quella per gli anni 2002, 2003, 2004, 2005, ammonta a 98 milioni (98 milioni di Euro l'anno ovviamente). Nel 2002 però le cose cambiano di nuovo, perché il Parlamento si deve adeguare all'Euro (ho espresso i valori in Euro, così come ha fatto la Corte dei Conti nel suo rapporto, ma in realtà i partiti si beccavano i finanziamenti pubblici in Lire). Ed ecco qui l'ennesima fregatura: con la legge 156/02, si decide che, nella moltiplicazione per calcolare l'ammontare del finanziamento, il valore 4000 Lire sia sostituito con 1 € (Quindi per le Politiche: Num. Iscritti alle liste elettorali alla Camera X 1 X 2 X 5). Alle Europee del 2004 quindi i partiti ricevono 246 milioni di Euro in tranche annuali da 49 milioni. Praticamente basta il pagamento di due rate (98 milioni), per superare la somma versata complessivamente dallo Stato per le Europee del 1999 (86 milioni) Finita qui? Macché. Nel 2006 c'è l'atto finale della Truffa sul finanziamento pubblico ai partiti, chiamato rimborso elettorale: il Parlamento stabilisce, con la legge 51/06, che anche se la legislatura finisce e le camere vengono sciolte, i partiti debbano continuare a prendere il rimborso, anche se questi sono morti e defunti. Praticamente è come se lo Stato continuasse a pagare le pensioni ai morti. Di questa legge se ne sono avvantaggiati, fra i tantissimi, la Margherita, An, Forza Italia, i Ds ecc ecc ecc. Proprio sui Ds voglio spendere due parole: Fassino, l'ex segretario, in questi giorni ha proposto una nuova legge sul finanziamento pubblico ai partiti, piena di tante belle idee...ma proprio lui è uno di quelli che ha votato il provvedimento del 2006 e se ne è avvantaggiato. È troppo facile fare il fenomeno ora. Comunque, grazie a questa legge del 2006, nel 2008 l'ammontare del finanziamento pubblico ai partiti raggiunge una quota incredibile: 291,5 milioni di Euro (cifra composta da: 99,9 milioni di Euro, terza tranche delle elezioni Politiche del 2006; 100,6 milioni, prima tranche delle Politiche del 2008; 41,6 milioni, quarta tranche delle Regionali del 2005; 49,3 milioni, quinta tranche delle Europee 2004. I dati sono tutti approssimati per difetto, vedi tabella della Corte dei Conti). Duecentonovantuno MILIONI DI EURO! Una cifra insostenibile per le malconce casse dello Stato. Questi dati sono vergognosi tanto quanto l'atteggiamento del CAB (Casini, Alfano, Bersani), che in un momento di grande crisi, si auto-erge il monumento equestre vantandosi di aver trovato un accordo e di essere vicino a trovare la legge che farà “rigare dritto” i partiti. Per adesso però, l'iter parlamentare è stato rimandata al futuro. Un po' come la rivoluzione comunista secondo Ennio Flaiano, che “[...]A causa del cattivo tempo, è stata rimandata a data da destinarsi [...]”. Il CAB ha provato ad inserirla in un emendamento al decreto fiscale, ma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, l'ha dichiarato inammissibile (direi giustamente. Era una forzatura inserirlo in un decreto fiscale...sarebbe diventato un decreto “omnibus”). Bersani allora ha provato a fare il suo gioco preferito: lo scaricabarile, lanciando la patata bollente nelle mani del Governo Per fortuna, all'interno del Pd c'è sempre qualcuno acuto ed intelligente, a differenza del leader di partito e dei cadaverici colleghi (se chiudono gli occhi, puzzano): Arturo Parisi per esempio, che ha dichiarato al Fatto Quotidiano “Sono i partiti che debbono farsi carico in prima persona del dovere e della responsabilità di spiegare in modo convincente il perché le cose non hanno funzionato, il come e soprattutto il perché mettervi a riparo [...]”. In sintesi: dare il fardello in mano al Governo dei Tecnici è troppo semplice...chi ha combinato il guaio lo deve risolvere. Per una volta fuori le palle. Anche se parlare di “palle” dei nostri politici è un po' esagerato...diciamo che hanno dei puntini al posto degli attributi. Ma cosa prevede la futura-legge sulla quale si è accordato il CAB? Rigorosi tagli ai finanziamenti? Blocco di questi per i partiti che non rispettano le regole? Nossignori. L'accordo prevede nuove regole in materia di trasparenza. In breve: i partiti dovranno farsi controllare i bilanci da società di revisione esterne; verrà istituita una commissione (una specie di autority, poco indipendente e molto inutile) composta dal presidente del Consiglio, dal presidente della Corte dei Conti e dal presidente della Corte di Cassazione; i finanziamenti privati sopra i 5000 € dovranno essere dichiarati nei bilanci. Soffermiamoci sulla commissione ad-hoc: questa controllerà se ci sono irregolarità e qualora ci fossero, comunicherà il tutto ai presidenti di Camera e Senato, che avranno il ruolo di giudici di ultima istanza. Praticamente i massimi rappresentanti delle due camere dovranno giudicare e decidere eventuali sanzioni a carico dei propri colleghi. Forse i presidenti si troveranno a decidere se sanzionare o no il proprio partito. Bhè, come dice sempre il buon Enrico Mentana “Giudicate voi...”. Oltretutto è bene sapere che molti politici, che adesso vanno in televisione e sottolineano la necessità di legiferare in materia, sono i soliti che un anno fa iniziarono, in Commissione Affari Costituzionali della Camera, la discussione di una legge proposta da Ugo Sposetti (Pd), che prevedeva il raddoppio dei finanziamenti pubblici ai partiti. Il tutto avveniva trasformando questi in associazioni registrate (precisamente “Fondazioni politico-culturali”) , a cui spettava, oltre il rimborso elettorale, un finanziamento pubblico stabilito ogni anno dalla Legge di Stabilità, con un massimale di ben 185 milioni di Euro. Fra l'altro durante i lavori della Commissione, intervenne un personaggio ben noto alle cronache di questi giorni, per dare il suo “terzissimo” parere: Francesco Belsito, allora sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. Adesso il progetto di legge della Commissione Affari Costituzionali della Camera pare messo da parte, ma alla prima occasione verrà rispolverato. Magari il 10 giugno 2012, quando l'Italia giocherà contro la Spagna la prima partita dell'Europeo e tutta la gente sarà impegnata a seguire la partita degli Azzurri, disinteressandosi degli avvenimenti politici. Restiamo vigili... Dopo aver detto tutto questo, come possiamo considerare il rimborso elettorale un finanziamento pubblico? Anzi, il “rimborso” è molto peggiore e molto più oneroso per lo Stato, rispetto al finanziamento. Adesso si presume che nel 2015 (cancellata la legge che dà i soldi ai partiti morti e decurtato il 10% dell'ammontare del finanziamento, grazie all'ultima finanziaria) il rimborso elettorale si aggirerà introno ai 143 milioni di Euro. Ecco, adesso prendiamo questa cifra e confrontiamola con quella del 1993 (ultimo anno in cui i partiti hanno preso il finanziamento pubblico, in teoria): ci accorgiamo che c'è una differenza di quasi100 milioni di Euro e nel 2008 questa ha toccato quasi quota 250 milioni. Lo “spread” tra i “nuovi” rimborsi ed i vecchi finanziamenti è incredibile. Il referendum del 1993, ripeto, è stato disatteso e gli oneri a carico dello Stato sono quasi raddoppiati. Non ci vengano a raccontare che i partiti hanno sostenuto sacrifici, perché hanno votato leggi che decurtano i loro “rimborsi” di qui al 2015. 143 milioni non sono noccioline. Basti pensare che con questi, più altri 40 milioni, si potrebbe riavviare il servizio di tempo pieno nelle scuole materne. Ma i nostri politici se ne fregano, se ne sono sempre fregati: non rinunceranno neanche alla tranche che dovrebbero incassare entro fine luglio, l'hanno solo rinviata a data da destinarsi. Magari la incasseranno nei caldi giorni di agosto, quando i “cani da guardia” sono in vacanza. Scommetto però che nella prossima campagna elettorale, si presenteranno nei salotti televisivi ed annunceranno di voler tagliare drasticamente i costi della politica. Una volta rieletti poi, niente tagli, niente leggi anti-casta. Questa scena che mi sono immaginato mi ricorda un po' la barzelletta di uno che, una volta morto, arriva alle soglie del Paradiso e deve scegliere se andare lì o all'Inferno: San Pietro gli concede un giro di prova in entrambi i posti. Entra in Paradiso e vede anime pregare, poi va all'Inferno e davanti ai suoi occhi appare gente vera, felice, che gioca a golf. Finito il giro, torna da Pietro e gli comunica la scelta: “Voglio l'inferno”. Una volta entrato definitivamente nel regno di Satana, vede demoni che frustano le anime in pena e chiede allora il perché tutto sia così brutto a differenza di prima. Inizialmente non riceve risposta, poi un demone, sghignazzando gli risponde: “Prima eravamo in campagna elettorale...adesso hai votato”. Vi ricorda qualcosa o qualcuno? Rimborso elettorale? Cazzata colossale.Di Simone Ferrali