Il mio legame con Francesco è qualcosa di speciale.
Quando ancora adolescente ebbi modo di vedere il film di Franco Zeffirelli “Fratello sole Sorella luna”, ne rimasi abbacinata.
Uscita dal cinema mi sentivo come frastornata, come se fossi stata investita da un qualcosa che mi aveva travolto e stravolto.
Pensavo e ripensavo dentro la mia testa di ragazzina a questo’uomo semplice quanto complicato che aveva saputo in maniera del tutto pacifica entrare nella Chiesa fino alle soglie della sua alta Investitura, non solo in punta di piedi, ma addirittura a piedi scalzi.
Pensavo e ripensavo dentro la mia testa a questa coppia tutta speciale, Francesco e Chiara, che avevano saputo trasformare il loro incontro in una meravigliosa storia d’amore universale.
Pensavo ai tanti discendenti che questo grandissimo amore per Gesù aveva saputo seminare e raccogliere cammin facendo, andando a formare una grande famiglia ( le famiglie che ognuno di noi è, aspira, rappresenta o si presta a modificare)
Pensavo a quanto fosse almeno in apparenza, distante la chiesa reale da quell’idea di religiosità che si era fatta carne ed ossa del suo Signore.
Pensavo a me stessa, e mi chiedevo come e cosa dovessi fare per somigliare almeno in parte a quello stile di vita e di pensiero, così giusto, così bello, così alto.
Pensavo, pensavo e ripensavo a quello stordimento buono che non volevo se ne andasse e si cancellasse con l’andare del tempo.
Pensavo a come questo moto di stordimento potesse diventare un moto di cambiamento e rinascita.
Non mi sono mai arresa alla normalità; mai identificata in movimenti specifici, in dottrine chiuse e sigillate; mi sento uno spirito libero che però non vuole significare inconcludente.
Non dò mai nulla per scontato, e mai nulla come assoluto, se non il sentimento della giustizia che ognuno di noi possiede e dovrebbe coltivare.
Oggi non sono più una ragazzetta, sono diventata una donna adulta, e non può non venirmi doverosa la domanda: “Hai mantenuto fede a quel movimento dello spirito che credevi così degno di considerazione”?
L’amore per la vita (e quindi per le cose viventi) e per la bellezza che dall’essere vivi deriva (e dove c’è bellezza c’è bontà), è la sola cosa che ci permette di rimanere nel solco della felicità.
E che cos’è un uomo potente che fosse, se guardandosi allo specchio non potesse vedervi riflesso il suo vero io, il suo sogno, la parte migliore di sè?
La prima cosa da capire è che cosa significa essere nella Vita. Non è essere vivi.
Quanti vivi ci circondano ma che di fatto sono solo zombi nel senso che sono solo espressione di morte? Quanti vivi ci circondano ma che di fatto sono solo maschere, facciate, apparenze, muri indeformabili e impenetrabili, pareti di gesso asfissiante, melma fangosa che sembra volere tutto inghiottire, uomini nati nella carne ma mai rinati nella luce?
Ognuno faccia la sua rinascita come meglio crede, secondo le proprie possibilità e desideri, occasioni e conoscenze, aspettative e fatiche; l’importante è farla, non dimenticarlo, non rinunciarci mai.