di Giulia Annovi
Le fonti energetiche alternative sono un tema di grande attualità. È importante trovare soluzioni diverse dal petrolio perché il nostro pianeta non gode di buona salute. La causa va cercata nell’abuso dei combustibili fossili che inquinano e per di più sono destinati ad estinguersi. Ma abbiamo riflettuto bene sulle conseguenze che alcune di queste fonti potrebbero avere sull’ambiente?
Questo pensiero nasce dopo un’assemblea a cui ho partecipato il 14 febbraio a Carpi, la città dove vivo. Tema: la costruzione di un impianto a biomasse a 5 km da casa mia. Alcuni cittadini hanno costituito comitati per sensibilizzare la popolazione sugli effetti negativi che la centrale avrà sull’ambiente e la salute. In città c’è una certa disinformazione riguardo alla vicenda. In più, le proposte della ditta sono state controllate solo ora dai tecnici e qualche cosa non torna.
Le centrali a biomasse producono energia elettrica a partire dalla combustione di legname. La ditta in questione dichiara di aver legna sufficiente da ardere con gli scarti delle potature della zona. Ma 15.000 tonnellate di legno all’anno mi sembrano onestamente troppe. Vi assicuro che in Pianura Padana non ci sono così tanti alberi. Abbiamo soprattutto campi coltivati. Non è che alla fine andrà bruciato qualcos’altro all’interno dell’impianto?
Per coinvolgere anche il resto della penisola, aggiungo che l’Italia nel 2012 è stato il primo paese importatore di legname. Secondo la Coldiretti, abbiamo importato 3 miliardi di chili di legna da ardere. E le proposte per l’apertura di centrali a biomasse in Italia stanno aumentando. Questo implica non solo un costo elevato, ma anche il traffico di navi e tir per il trasporto delle materie prime.
Al di là delle questioni organizzative, ci sono problemi per la salute dell’uomo. Un impianto di questo tipo produce composti azotati, polveri sottili e anidride carbonica durante la combustione.
La zona dove vivo ha il bollino rosso a causa delle elevate concentrazioni di queste sostanze.
Il legno, bruciando, libera nell’aria anche altre sostanze: idrocarburi policiclici aromatici, diossine, formaldeide, butadiene e benzene. Sono tutte cancerogene. Sono persistenti, cioè si accumulano nell’organismo. Sono capaci di diventare sempre più concentrate nel corso della catena alimentare.
Facendo le somme, credo che questa fonte energetica non sia così tanto alternativa. Le proposte di questo tipo sono spesso dettate dal tipo di finanziamenti che provengono dalla Comunità Europea o da interessi locali.
Di certo, bisognerebbe calcolare l’impatto ambientale anche nel caso delle rinnovabili. Sarebbe opportuno tener conto delle esigenze del territorio o delle potenzialità che ha da offrire. E infine, è necessario coinvolgere maggiormente i cittadini su decisioni che hanno conseguenze sull’intera comunità.
Spero che eventi come questi facciano almeno risvegliare un po’ di senso civico e spingano altri miei concittadini a partecipare al dibattito. L’interesse è di carattere generale. Tale dovrebbe essere anche la partecipazione.