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Rinus Michels: Profondo Arancione

Creato il 19 giugno 2014 da Pablitosway1983 @TuttoCalcioEste

“Quel che la favola ha inventato, la storia qualche volta lo riproduce”.

V. Hugo

Marinus Jacobus Hendricus Michels, per tutti Rinus (classe 1928) è stato uno di quegli allenatori assieme a Guttman (clicca qui per leggere la sua storia), Clough o Sacchi a modificare i tasselli del calcio. Nato ad Amsterdam assimilò tutto quello che di magico c’era nella città, a cominciare dall’arte. Sì perché il gioco tattico di Michels fu vera e propria arte, era come guardare senza stancarsi mai un quadro di Van Gogh, quel “calcio totale” che alla fine degli anni ’60 e agli inizi degli anni ’70 dominò l’Europa per lungo tempo, gioco fatto di dribbling, pressing forsennato e da uno scambio continuo di ruoli in cui i difensori divenivano attaccanti e viceversa. Mai nella storia del calcio un allenatore apportò tale novità lungo il rettangolo di gioco. Ma cominciamo dagli inizi, quando Rinus, prima ancora di diventare un leggendario allenatore, giocò come attaccante tra gli anni ’40 e gli anni ’50 nelle file dell’Ajax, riuscendo a vincere due Eredivisie (il campionato olandese) nelle stagioni ’47 e ’57. E proprio alla fine del decennio, quando nel ’58 appende le scarpe al chiodo, inizia l’avventura in panchina del grande Generale, come lo chiameranno i suoi ragazzi. Parte nel club amatoriale del Jos per poi passare a livello professionistico prima con l’AFC DWS nel 1964 e poi nella sua ex squadra da calciatore, i lanceri dell’Ajax l’anno successivo. Per i primi tre anni Michels domina in patria. Conquista 3 Eredivisie consecutive ed una Coppa d’Olanda nel ’67 (2-1 al NAC Breda). Poi nel 1968 il primo vagito acerbo che sarà il trampolino di lancio per il mito. E’ la finale di Coppa Campioni a Madrid contro il Milan di Nereo Rocco, persa malamente per 4-1 con un irripetibile Prati, a portare enormi cambiamenti all’assetto tattico di Rinus. Dall’anno successivo infatti, grazie anche a campioni quali Cruijff, Neeskens e Suurbier inizia il “calcio totale” di Rinus.

Le marcature a zona fanno sì che gli attaccanti avversari vengano anticipati di netto dai difensori olandesi e il centrocampo veloce e soffocante non lascia tregua. Nel 1970 un’altra Eredivisie e finalmente, l’anno successivo, la meritata Coppa dei Campioni, proprio un anno dopo quella vinta dai rivali del Feyenoord con il grande Happel in panchina.

con la regina Juliana d'Olanda

con la regina Juliana d’Olanda

Dopo aver appena alzato una seconda Coppa d’Olanda (2-1 allo Sparta Rotterdam), il 2 giugno ’71 arriva la finale di Londra contro il sorprendete Panathinaikos allenato da Puskas. Con un 2-0 finale (reti di Van Dijk e un autogol di Vlahos) Rinus e i suoi mitici ragazzi alzano al cielo il trofeo più importante. Dopo 4 campionati, 2 coppe olandesi ed una Coppa Campioni (praticamente tutto quello che c’è da vincere a livello di club per un allenatore), Rinus, con la sua eleganza signorile che tanto lo caratterizzerà per tutti gli anni in panchina, lascia il suo paese per approdare in Spagna nelle file blaugrana del Barcellona. Dopo due anni così e così ecco che dall’Ajax giunge l’innesto più importante per gli spagnoli, Cruijff, il profeta del gol già allenato da Michels pochi anni prima. Al primo anno con il “pelè olandese” (come lo chiamava Brera) arriva quella Liga tanto agognata dal Barcellona che non la vinceva da ben 14 anni. Nel 1974 grazie a Rinus e a Cruiff anche i blaugrana possono gioire dopo anni di dominio blancos fra campionati e Coppe Campioni dove a giocare c’erano fenomeni assoluti quali Gento (clicca qui per leggere la sua storia), Di Stefano e Puskas (clicca qui per la sua storia). Michels è un allenatore che sa vincere, ora anche il Spagna è palese. Ma il Generale non si ferma qui. Lo stesso anno a chiamarlo per i Mondiali di Germania ’74 è la nazionale olandese. Sarà un mondiale straordinario quello di Rinus con l’Arancia Meccanica, come la descrivevano i giornali italiani.

Con gli oranjes formati dalla corazzata già dell’Ajax Neeskens, Suurbier e dal suo pupillo Cruijff più un muro in difesa quale era Krol (clicca qui per leggere la sua storia), l’Olanda, superato facilmente il Girone 4 che vedeva lottare Michels e i suoi ragazzi con Uruguay, Svezia e Bulgaria, si ritrova nel secondo girone, quello di semifinale contro Argentina, Brasile e Germania Est. Beh, senza neanche avere un minimo tentennamento, il calcio totale di Rinus, qui al massimo delle sue potenzialità espressive, fa sì che gli olandesi non perdano neppure una delle tre gare e non subiscano nemmeno una rete. La finale con la Germania Ovest di Monaco di Baviera, passata alla storia per il gioco mostrato sia da Michels sia dal tedesco Schoen che vantava gente del calibro di Beckenbauer o Muller (clicca qui per leggere la sua storia), paragonabile ad una sfida fra Kasparov e Karpov è ormai mitologia del calcio. E’ la Germania Ovest a spuntarla con un 2-1 concretizzato a fine primo tempo da Muller dopo i rigori di Neeskens e di Breitner per i tedeschi ma sono gli olandesi i vincitori morali del mondiale. Nessuno mai aveva visto un gioco di questa portata, neppure il Brasile di Pelè e Garrincha, che sublimava la sua forza nell’estro dei singoli, ebbe tale assetto tattico. Michels è un innovatore fra tanti conservatori del pallone. Dopo il Barcellona ritorna all’Ajax per una sola stagione poi, con un avanti e indietro da aut-aut kierkegaardiano torna al Barcellona dove resta un paio di stagioni vincendo nel ‘78 una Coppa del Re (3-1 al Las Palmas). Lascia l’Europa nel ’78 ed approda a Los Angels nella squadra locale degli L.A. Aztecs.

Ma gli Stati Uniti sono troppo diversi dal suo intendere il calcio e poco tempo dopo torna in Europa, questa volta in Germania ad allenare il Colonia con cui vince nel 1983 una Coppa di Germania (1-0 al Fortuna Koln). Dopo anni di successi importanti la carriera di Rinus sembra prendere la via del suo tramonto ma un’altra importante occasione gli capita fra le mani. E’ il 1984 e a volerlo di forza è ancora l’Olanda. La nazionale sa che può vincere solo con Michels. Non riesce a qualificarsi per i mondiali di Messico ’86 ma i Paesi Bassi credono in lui e fanno bene perché nel 1988 giunge la prima vittoria della nazionale olandese nella sua storia. Con gli Europei di Germania ’88 il Generale che in quel momento ha sotto le sue redini dorate una quadriga da urlo formata da stalloni alati come Van Basten, Rijkaard e Gullit porta la sua squadra, dopo aver battuto la Germania Ovest di Mattahus in semifinale, nella finale di Monaco di Baviera, in quell’Olimpico che odorava ancora di storia, 16 anni dopo la grande finale del ’74.

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E’ l’Unione Sovietica di Lobanovski a tremare di fronte a tanta velocità olandese che prevalse nettamente sul gioco russo di Zavarov e Mikhailichenko. Un 2-0 firmato da Gullit ed un gol da cineteca di Van Basten da posizione impossibile porta Michels sul tetto d’Europa. L’Olanda ha il suo dio, il Generale Rinus ormai a fine carriera, conclusasi con una stagione, l’anno successivo col Bayern Leverkusen, sicuramente uno degli allenatori più importanti di sempre. Nel 1999 fu insignito del titolo di Miglior Allenatore Olandese del secolo e il 3 marzo del 2005 si spegne per un attacco cardiaco, male che già da tempo lo tormentava freneticamente, come i pressing che insegnava ai suoi soldati, ai suoi oranjes.

“Sia da calciatore che da allenatore non c’è nessuno che mi abbia insegnato tanto quanto lui. Mi mancherà Rinus Michels” ha detto di lui Cruijff in un’elegia struggente che innalza il nome di Michels nel firmamento dello sport.


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