29 APRILE – L’attuale governo Letta nasce sotto una fase “astrale” estremamente favorevole, come non capitava da sempre. Gli italiani ai vertici delle istituzioni finanziarie Bce, Fmi in piena sintonia con Banca d’Italia e, adesso, anche con il ministero dell’Economia! Occasione da sfruttare per ripartire, dunque. Ma da dove? Certo, le riforme istituzionali avranno un ruolo decisivo per questo paese dalla storia democratica relativamente recente. Bisognerà studiare un “vestito” piu’ adatto ai tempi. Ma, rebus sic stantibus, ci vorrà tempo, almeno un biennio. Durerà il Governo? Nel frattempo l’emergenza è quella che ci viene fornita ogni giorno dai numeri dell’economia. In particolare dal settore privato. Crescita negativa da due anni, stagnazione della domanda per consumi, impostizione fiscale ai massimi anche rispetto alla media dell’Eu, come recentemente confermato dalla stessa Banca d’Italia. E quindi, che fare? Sinora tutte le azioni di politica economica effettuate dai vari decisori sono andate in favore dell’industria. Sin dai tempi della costituizione dell’Iri in poi si sono introdotti “carrozzoni” che non hanno certo contribuito a raggiungere gli obiettivi per cui erano state pensate, dalla Gepi, la Società per le Gestioni e Partecipazioni Industriali , divenuta poi Itainvest, successivamente Sviluppo Italia, prima dell’arrivo dell’Euro. Si diceva poi che con la prospettiva di bassi tassi d’interesse grazie all’introduzione della moneta unica ci sarebbero state irripetibili opportunità per le imprese italiane per attivare il ciclo degli investimenti aziendali potendo contare su liquidità abbondante e oneri finanziari assai contenuti rispetto al recente passato. Tutti abbiamo visto come è andata, le risposte sono state molto spesso delocalizzazione ed esportazione di capitali in paradisi fiscali. Con conseguente impoverimento del nostro paese. Non basta dunque dire a parole che si crede nell’Italia. Servono ormai fatti, non piu’ rimandabili. La storia dell’intervento della mano pubblica nell’economia del nostro paese non è stata in grado di costruire la spina dorsale di una nazione prospera e lungimirante, in grado di creare prospettive durevoli per i giovani e di stare al passo con una competizione internazionale sempre piu’ agguerrita, tali da mettere al riparo dai rischi di evoluzione non desiderate (come quella attuale) derivanti proprio delle fragilità di una democrazia parlamentare recente. Una volta si diceva che se il cavallo (l’economia) non beve, è inutile dargli ancora acqua. In realtà è tempo di abbandonare politiche veterokeinesiane e puntare decisamente, come sta facendo in Giappone il neopremier Abe, su politiche di ricostruzione della domanda, con un vero e proprio “Piano Marshall” destinato alle famiglie, in particolare alle giovani coppie. E le risorse, si obietterà, da dove spunteranno? Si propone di mantenere inalterata, almeno per un biennio, l’attuale imposizione fiscale, ma, dall’altro attraverso importanti sgravi fiscali da spalmare a Giugno e a Dicembre, le famiglie potrebbero ritrovarsi nelle condizioni di ritornare a creare le condizioni per ridirezionare una parte del reddito disponibile in consumi che potranno far colmare il gap apertosi nel 2012 e 2013 , anni terribili. Solo così potremmo ridare slancio e speranza alle famiglie e, per questa via, gradualmente all’offerta. E la Germania? Potrebbe accettare un piano economico di questa portata? Do ut des, si dice. Il problema del livello minimo raggiunto dai tassi d’interesse a livello europeo sta condizionando negativamente le performances di uno dei potenti pilastri dell’economia teutonica, quello dei fondi pensione, che sempre piu’ stanno erodendo i propri margini di profitto a scapito delle prestazioni verso i propri assistiti. Dunque accade che mentre la trasmissione degli impulsi monetari è pressoché nulla (viste anche le barriere innalzate dal sistema bancario di concerto con le Autorità centrali per mantenere i rendimenti su BTP etc..), stante l’incapacità di finanziare le famiglie e le imprese, soprattutto quelle di dimensioni piccole o piccolissime,che rappresentano i “nodi” del tessuto economico di questa nostra Italia, è solo da una disponibilità della leva fiscale ad agire anche in chiave inflativa, se vogliamo, che si può avere una chance per innescare il detonatore della ripresa. Lo scambio potrebbe essere questo: un innalzamento di mezzo punto dei tassi BCE , graduale, in favore delle economie Ue “forti” compensato da un pacchetto di misure importanti e profonde in favore di famiglie e pmi nelle economie in questo momento colpite dalla crisi. Poi verranno le riforme, quella della concorrenza, ancora incompleta, quella del vestito dello stato, quella dell’introduzuione di un mercato delle obbligazioni unico in Europa.
Carlo Rossi
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