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Ripensamenti sul Ministro Fornero, ora speriamo nel cambio di passo

Creato il 05 luglio 2012 da Postscriptum

 

Sapete che vi dico? La signora Elsa Fornero probabilmente è il miglior Ministro in cui si imbatte la nostra allegrissima Repubblica, almeno da una ventina d’anni ad oggi. Già, a quanto pare mi sono ricreduto, ma sino ad ora solo sulla base delle parole, in attesa di fatti concreti. La cosa assurda è che la mia cattiva disposizione precedente, dipendeva comunque, sempre, da parole. Il comico Crozza era stato illuminante, quando mesi fa si espresse in tal senso rivolgendosi a non mi ricordo quale Ministro di questa compagine tecnica: “Quelli che c’erano prima parlavano il politichese, ma a voi vi capiamo!” Ed è proprio questo il motivo delle mie diffidenze primitive. I “tecnici” non sanno far politica, non sanno usare le parole. In effetti, sino ad ora si nota anche la completa assenza di capacità concreta d’agire.

 

Mi riferisco al fatto che bisognava essere tempestivi nell’assestare il colpo di grazia a questa malata società italiana, con due provvedimenti quasi contemporanei atti ad incidere sia con i famigerati tributi, i tagli , e le altre amen misure per lacrimare, che con le ancora fantomatiche riforme per la crescita. Ciò perchè adesso – a tributi applicati e categorie scontentate – ritengo sia altamente improbabile un assenso del Parlamento alle riforme liberali. Non c’è bisogno che mi dilunghi nell’elencare i motivi per cui le riforme sono più pericolose delle tasse. intendo dire per quanto riguarda la stabilità dei granai senza fondo di cui si serve il politico nel suo promettere quotidiano. Tornando al Ministro Fornero, a quanto pare sembra in qualche modo convinta di potercela fare lo stesso, lo ripeto, almeno a parole: la parificazione tra pubblico e privato nell’ambito del lavoro sarebbe una manna non solo in riferimento al funzionamento della burocrazia statale. I privilegi di una stantia classe impiegatizia (dirigenziale e non) sono anacronistici e indifendibile nel contesto attuale. In realtà non lo sono in alcun contesto. Per comprendere pienamente la frase “Il lavoro non è un diritto”, occorre innanzitutto rileggerla nel suo contesto, nella lingua utilizzata per l’occasione. Basta in ogni caso armarsi di Costituzione e accertarsi che non esiste un diritto di tal genere. Crozza in un certo senso sbagliava, questi tecnici certe volte parlano in maniera così chiara che diventa difficile comprenderli. Non di diritto, ma di Dovere si deve parlare: il dovere di cercarsi un lavoro! Ridicola una mozione di sfiducia avverso un Ministro incaponito nel voler far girare al meglio il meccanismo statale.

Mi comprenda il lettore, il dovere di cercarsi un lavoro in un contesto costituzionale improntato su tale principio. Non voglio minimamente lasciar credere di essere convinto in assoluto della giustezza di questo modo di pensare. In altre parole, preferirei una organizzazione societaria di ispirazione Rousselliana, senza dubbio. Ma, ahimè, il Regime mondiale è a base Capitalista. Mi sembra ovvio che è pressoché inutile inventare un tablet senza entrata USB, in un contesto di diffuso utilizzo di “pennette”. Se i principi liberali devono per forza di cose sorreggere le azioni governative, non ci resta altro che farli funzionare al meglio. Anche solo con la speranza di poterli confutare. È per questo che attendo trepidante Venerdì 6 Luglio 2012, giorno in cui il Governo Monti presenterà dei nuovi provvedimenti che si annunciano particolarmente drastici sugli sprechi pubblici. Spero nel cambio di passo, nell’ultima occasione che assegno ai signori della Finanza di convincermi. Le parole adesso sono state comprese! E, sì, Mastrapasqua andrebbe quantomeno licenziato!

Gaetano Celestre


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