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Possiamo dire che da quando sono tornato a Tunisi non ho praticamente scritto nulla. Eppure ero convinto che una volta arrivato avrei potuto attingere ad una quantità tale di informazioni da avere materiale utile per mesi e mesi. Ed invece...
Invece è successo che quanto più mi sforzavo di capire approfonditamente cause ed effetti della rivoluzione, meno riuscivo a comprendere (e questa dinamica è valida tutt'ora, quindi non aspettatevi analisi di alcun tipo). Più dati mettevo insieme, più persone contattavo, più punti di vista approcciavo e più il puzzle si faceva complesso, sfumato, indecifrabile.
La spallata definitiva alla mia autostima l'hanno data le orde di documentaristi che hanno affollato le vie della capitale, sostituendosi ai turisti. Gruppetti di due, tre o quattro persone che nell'arco di un paio di settimane, spesso anche meno, presi dalle fregole giornalistiche, hanno intervistato esponenti di partiti ed associazioni con lo scopo di confezionare frettolosi reportage per il pubblico europeo. Gente completamente digiuna di mondo arabo, che non conosce assolutamente la realtà tunisina (che è veramente, ma veramente complessa) giocava ad interpretare un momento storico complesso, come una rivoluzione, senza avere la minima idea di cosa stesse accadendo intorno a loro.
Di fronte a questa situazione mi chiedevo come fosse possibile che io, che modestamente ritengo di essere abbastanza integrato nei tessuti sociali tunisini (il plurale è d'obbligo), non riuscissi a scrivere una sola riga mentre degli alieni in pochi giorni fossero capaci di buttare giù addirittura un documentario.
La risposta poteva trovarsi nel fatto che forse non fossi così sveglio come pensassi, che in fin dei conti non ho la forma mentis di un giornalista, capace di comprendere e sintetizzare rapidamente gli eventi.
Mi ha consolato, invece, notare come anche i tunisini, tassisti e docenti universitari, intellettuali e baristi, artisti e fruttivendoli, non fossero in grado di capire cosa stesse accadendo al loro Paese. Mi sono sentito meno solo...
Una volta preso atto del fatto che o la rivoluzione è troppo complessa o io non sono all'altezza di comprenderla, ho preso la seguente decisione (e spero che gli amici di Islametro non me ne vogliano): da questo momento, e fino a data da definirsi, Canale di Sicilia non si occuperà della Tunisia post-rivoluzionaria con analisi serie e "accademiche" ma tuttalpiù con riflessioni leggere sulla vita quotidiana, e su come sia cambiata dalla fuga di Ben Ali.
Lettore avvisato, mezzo salvato!
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