In ritardo rispetto al calendario previsto, si è aperto due giorni fa ad Algeri il terzo round dei negoziati di pace tra governo di Bamako e gruppi ribelli maliani protagonisti di una crisi armata nell’Azawad (nord) durata 18 mesi.
Obiettivo di questa fase delle trattative è l’esame del documento di sintesi presentato alle parti dalla mediazione algerina, sotto la guida del capo della diplomazia del paese del nord Africa Ramtane Lamamra, per arrivare alla firma di un accordo di pace globale e definitivo.
Lo scorso luglio Bamako e sei movimenti armati hanno firmato una ‘road map’ per l’avvio di negoziati di pace, ma il secondo round tenuto un mese fa non ha portato ad alcun passo avanti.
In apertura dei lavori le delegazioni dei paesi vicini – Mauritania, Niger, Ciad, Burkina Faso – e della mediazione algerina hanno esortato “tutti i fratelli maliani a incamminarsi verso la pace nel rispetto dell’integrità territoriale, dell’unità nazionale e della laicità dello Stato”.
Rappresentanti dell’Unione africana e dell’Unione europea hanno auspicato la firma di un accordo “equo, in tempi brevi”.
Nel suo intervento Lamamra ha invece sottolineato che “la sicurezza nel Mediterraneo dipende strettamente della risoluzione del conflitto in Mali e in Libia”.
Gli interlocutori di Bamako sono il Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla), l’Alto consiglio per l’unità dell’Azawad (Hcua), il Movimento arabo dell’Azawad (Maa), la Coalizione del popolo per l’Azawad (Cpa), il Movimento arabo dell’Azawad dissidente (Maa) e il Coordinamento dei movimenti e fronti patriottici di resistenza (Cm-Fpr).
Resta tuttavia nella quotidianità del Mali ,al momento, parecchia instabilità e ancora troppi morti.
Ecco, allora, che moltissime speranze sono riposte in quest'ultimo incontro che si vorrebbe fosse il definitivo.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)