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Ris, erburin e curada.

Creato il 10 novembre 2014 da Scurapina

Gironzolando qua e là per la rete ho trovato la ricetta di un piatto della mia infanzia che avevo completamente dimenticato, un piatto che cucinava mia nonna alla sera e che mi piaceva molto: “ris, erburin e curada” (per chi non è nato sotto la Madonnina “riso, prezzemolo e polmone”).

Ero una bambina minuscola e dall’appetito adeguato alla mia mole per cui i miei genitori e i nonni facevano a gara per scovare qualche cibo che scatenasse il mio entusiasmo a tavola (impresa tutt’altro che semplice), inspiegabilmente la minestra della nonna, saporita e dall’aspetto invitante, mi piaceva e ne facevo vere e proprie scorpacciate anche se, probabilmente, non ho mai saputo, o non mi sono mai chiesta, che cosa diavolo fosse la “curada” che galleggiava nel brodo: mi piaceva e tanto bastava.

Si tratta di un piatto della tradizione meneghina che è scomparso dalle nostre tavole poco avvezze ad imbandire vivande considerate “povere”, così come sono scomparsi altri cibi che mangiavo abitualmente da bambina come il rognone trifolato o la cervella impanata, piatti scomparsi anche perché richiedevano una preparazione forse troppo lunga ed accurata per i nostri giorni.

D’altra parte non riesco ad immaginare i nostri ragazzini, assuefatti ai sapori da fast food, appassionarsi ad un piatto di cervella o ad una minestra a base di riso e polmone.

Io li ricordo ancora, con un filo di nostalgia, la nostalgia per un passato che era forse più povero, più semplice, più genuino.

Montevecchia

 


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