Six Nations - Stade de France, Saint Denis
France 28 - 9 Wales
E siamo al terzo risultato della giornata, singolarmente analogo ai precendenti due, solo in lieve progressione: 21-8, 24-8, ora 28-9. Una giornata consacrata a uno dei principii più saldi del rugby: giocare in casa è del tutto altra cosa dal farlo fuori. Concetto assolutamente applicabile a tutte le vincenti della giornata e in particolar modo alla Francia.
Non sappiamo se i gallesi avessero seguito in radiolina la partita dell'Inghilterra come fanno i calciatori (in panchina), non sappiamo se fossero a conoscenza del fatto che, vincendo con una differenza di almeno 27 punti, la loro vita sarebbe cambiata. E' molto improbabile che fossero del tutto all'oscuro dell'opportunità "once in a lifetime" ma, a parte i primi dieci minuti, nessuno se n'è accorto. Eppure l'inizio della partita lasciava presagire che i Dragoni scesi in campo fossero finalmente una squadra iper-motivata.
Pronti via, la pressione gallese veemente calava su dei francesi esitanti, quasi balbettanti, evidentemente paralizzati dalla paura che i meccanismi non ci fossero più (avete presente quando bisogna "pensare" a come fare un gesto tecnico?).
La pressione portata da tutta la linea dei Dragoni in modo veloce e ficcante, in particolare da Sam Walburton, procura al secondo minuto una punizione non semplice che James Hook converte, 0-3. La fiducia francese comunque cresce man mano che passa il tempo, anche se il numero di errori rimane notevole da ambo i lati della barricata, come le indiscipline: dopo cinque minuti Morgan Parra può siglare il pareggio, poco dopo Hook sbaglia una ulteriore opportunità concessa dai francesi.Quel che è peggio per gli ospiti, Walburton deve mollare per una botta, sostituito da Jonathan Thomas. E' un po' come vedere Masi che se n'esce dal Murrayfield: un pezzo importante dell'anima della squadra che se ne va.
Le due squadre si attaccano con estrema confusione, assommando iniziative personali a sprazzi di tentativi di offload o penetrazioni a volte velleitarie. Le difese: entrambe non paiono impenetrabili, tasmponano più che contrastare avanzando, e le azioni offensive d auna parte e dall'altra terminano più per errori, frenesie e scelte questionabili che per accortezza difensiva. Si distingue per abnegazione più che per lucidità, l'uomo ovunque Thierry Dusatoir, autentica anima mai doma della Equipe, vero capitano con l'esempio e la quantità e l'attivo centro David Marty. con Parra a velocizzare il casotto che combinano in fase d'attacco e Trinh Duc a provare a variarlo con up&under e ricerche della rimessa laterale, di cui i francesi detengono il controllo come dell'altra fase statica, la mischia ordinata.
I francesi passano a condurre al 26', Parra centra un penalty per il "not releasing the ball" di un placcatore gallese. La folla percepisce l'effort francese sia pur pasticcione, ne viene conquistata e lo supporta: pian piano, nella condusione e assenza di schemi, è purtuttavia meglio di quanto sia in grado di proporre questo Galles.
Comunque sono i Dragoni i primi a rendersi veramente pericolosi, ovviamente con una iniziativa personale: alla mezz'ora Leigh Halfpenny si libera lungo l'out destro, la sua velocità supera tutti, ma l'ultimo uomo saltato è Francois Trinh Duc, il quale riesce ad atterrarlo in extremis facendo la scelta giusta, quella delle "francesina" (schiaffo da dietro su una caviglia in modo che vada ad urtare l'altra) che fa rovinare a terra e perder palla al'ala del Cardiff.
La svolta della gara è tutta concentrata tra il 37' e il 54' : un significativo slancio, presenza e abnegazione del 24enne ex capitan Lionel Nallet al 64' Test Match: marca due mete praticamente in sequenza, separate dall'intervallo, la prima su turnover, palla strappata a Lee Byrne e cavalcata pesante fino alla linea dfi meta, la seconda raccogliendo l'ovale dopo il "muro" su calcio di liberazione di Hook dentro ai 22 metri del gigantesco compagno di reparto Julien Pierre.
Due occasioni nate più dalla dedizione alla causa dopo la figura al Flaminio e dalla pressione che non dal gioco ma per oggi ai francesi basta e avanza. Se le due squadre vanno così all'intervallo su un ancora aperto 11-6 (Parra manca la trasformazione della prima meta del suo lock), dopo pochi minuti dall'inizio della seconda frazione è 18-6.
Un piccolo segnale di quanto scarsa sia in questi frangenti la fede" gallese: a primo tempo scaduto, i francesi concedono un calcio di punizione ben oltre la metà campo, spostato sulla sinistra. Hook mostra la palla a Halfpenny, il cannoniere dalla distanza, per chiedergli se vuol provare. Lo sciagurato non rispose, e a Hook non resta che calciar malinconicamente fuori per far finire il tempo. Va ben che lo Stade de France è enorme e sarebbe stato un tentativo da quasi settanta metri e angolato, va ben realismo, ma che gli costava provare? Il giovane gallese si sarebbe sporcato le statistiche?
Hook poco dopo riduce il deficit ma i gallesi sono in grado di produrre sempre meno e con crescente assenza di lucidità. Non è che i francesi facciano vedere granchè di più, ma sempre con Marty, Clerc, Traille e il pack, ci mettono un po' di cuore e tanta voglia un po'ì frenetica di far bene. Per il Galles invece sembra una gara di fine stagione fuori casa, a obiettivi già raggiunti.
Sempre e solo Hook, nel bene e nel male: poco prima del 50' l'apertura riduce lo svantaggio piazzando una punizione, ma non vi è la sensazione che cerchino proattivamente la vittoria con ampio scarto che avrebbe mutato in trionfale un torneo sottotono e senza brillii - se non una meta molto discussa di Philllips con l'Irlanda. Al 56' è proprio Hook a precludere ogni possibilità ai suoi, facendosi cacciare in panca puniti per un placcaggio in ritardo con sollevamento e sbattimento pe rterra senza accompagnamento e senza complimenti di Morgan Parra. Coi più piccoli se la prende!
Nel giro di due minuti arriva la terza meta francese, letteralmente inventata da Trinh Duc che con un delizioso calcetto "chip" lancia Clerc, come sempre presente e "keep faith", al touch down. Siamo prima dell'ora di gioco, manca ancora un quarto di gara ma il risultato non è più in discussione, men che meno il Trofeo delle Sei Nazioni 2011 all'Inghilterra. Ironia della sorte, graziosamente difeso proprio dalla Francia, molto meglio di quanto abbian saputo fare gli stessi Bianchi della Rosa ...
Nell'ultimo quarto si segnala un bel break del centro Jonathan Davies fermato a pochi metri dalla linea dove l'erba diventa più verde.
L'epilogo della partita è quasi simile alla fine del primo tempo: tempo scaduto e palla in mano a Stephen Jones per una punizone; la partita è chiaramente finita e non ci sono possibilità di recupero, indubitabile; ma almeno fai vedere che non hai intenzione di estraniarti dalla lotta. Invece l'apertura degli Scarlets calcia fuori; quasi a dire, ne abbiamo avuto abbastanza e qui per dei professionisti come noi, c'è solo da rischiare di farsi male per niente ...
La gara consegna il secondo posto nel torneo allo Francia: giusto a segnalare quanto destabilizzante e produttore di punti di domanda più che di risposte sia stato questo Sei Nazioni premondiale, con l'esclusione forse della sola Italia. Ah, n'antro dato: con questa vittoria la Francia spariglia col Galles e risulta ora il team europeo più vincente nei Sei Nazioni tra i due Mondiali 2007-2011. Almeno questo è un achievement meritato.