Rischiappuccino

Da Fishcanfly @marcodecave

Arrivarono e si sedettero con la stessa precisione degli abitudinari, sebbene era forse la seconda colazione che si ricordavano di aver fatto insieme. Ordinarono alla cameriera, Per me un caffellatte freddo , Invece per me un cappuccino, sempre freddo. Ah, e dei cornetti.

Poco dopo arrivò la cameriera, pose le due tazze e i cornetti vistosamente fumanti. Le due tazze erano però identiche. Mi scusi, qual è la differenza? Questo è il mio caffellatte o il suo cappuccino? La cameriera, con il volto di chi in effetti ha fatto l’abitudine la sua regola, annuì con la naturalezza del suo mestiere, Questo è per lei e quest’altro è il suo cappuccino. Se ne andò con la stessa leggerezza con cui aveva affermato il suo , apparentemente, vaticinio.

I due amici si guardarono un attimo negli occhi. Questi bicchieri sono uguali. I colori dentro sono uguali. Qual è la differenza tra cappuccino e caffellatte freddi? Sicuramente, da conoscenze pregresse che avevano, il cappuccino ha meno caffè di un qualsiasi caffellatte, peraltro confermato dal senso comune di buona parte del mondo bevitore di caffè e latte.

Se la cameriera, in cui avevano intravisto un attimo di esitazione, o forse lo avevano immaginato entrambi , avesse mentito? Uno dei due avanzò l’ipotesi che forse lei avesse potuto davvero mentire. Ma non per fare uno sgarbo a qualcuno di loro, peraltro era palese che non aveva avuto con nessuno di loro due un rapporto o amicizia precedenti, ma solamente per dare loro quella sicurezza di cui hanno bisogno gli uomini nelle situazioni della vita. Non era dunque un fatto di inganno, ma di trovare delle certezze anche se non c’erano certezze affatto.

Ora si trattava di salvare le apparenze. Dunque, disse il primo, questo è il mio caffellatte, quello il tuo cappuccino. Ammettiamo per esempio che il caffè sia di qualità medio-bassa e di qui si potrebbe giustificare il colore che praticamente è identico. Certo, non possiamo ritornare dalla cameriera, altrimenti metteremmo in dubbio la sua professionalità.

Si tratta di fede, azzardò uno. L’altro ribatté chiedendosi , perché  abbiamo dubbi su di lei? In fondo questo è il mio caffellatte e quest’altro il tuo cappuccino. Aveva applicato perfettamente il diritto di proprietà, peraltro sottolineato asetticamente dallo scontrino sotto i tovagliolini.

Certe volte è apprezzabile il rischio, continuò, ma non il rischio in sé. Il fatto che siamo qui a discutere su questa questione così a prima vista banale mi fa pensare che stiamo discutendo della nostra predisposizione al rischio.

Prese lo zucchero, d’un fiato e lo buttò nel suo presunto caffellatte. Oramai era fatta. Sapeva che l’altro non prendeva mai lo zucchero. Il fatto era compiuto. Gli venne in mente che Cesare quando attraversò il Rubicone disse il dado è tratto, ma non aveva lo zucchero con sé, a dire il vero lo zucchero non c’era e nemmeno il caffè. Al massimo poteva avere latte e miele, ma lui, non Cesare, aveva sempre odiato latte e miele, perché era simbolo della malattia e dei metodi di cura di sua nonna per il mal di gola e raffreddore.

L’altro, quello del cappuccino per capirci, oramai si trovò senza possibilità.

Be’ a questo punto beviamo.

Alla salute, o qualcosa del genere.

Al rischio piuttosto, ai tentativi dell’umanità.

Si trovarono soddisfatti, la cameriera passò leggera accennando un sorriso.



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