Risen 3: Titan Lords – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 08/10/2014

PC - PS3 - Xbox 360 TESTATO SU
PC

Genere: Azione, Gioco di Ruolo

Sviluppatore: Piranha Bytes

Produttore: Deep Silver

Distributore: Koch Media

Lingua: Inglese (sub ITA)

Giocatori: 1

Data di uscita: 15/08/2014

PS3X360PC

EUR 39,99EUR 39,99EUR 39,99

VISITA LA SCHEDA DI Risen 3: Titan Lords

Atmosfera coinvolgente Ottimizzazione deficitaria

Trama e narrazione piacevoli Combat system legnoso

Longevo e appagante A metà tra il primo e il secondo capitolo, non ha una sua precisa identità

Se il primo Risen fu creato a tutti gli effetti come successore spirituale della saga di Gothic (rimasta al publisher JoWood dopo la separazione dei Piranha Bytes da quest’ultimo), il secondo episodio se ne discostava nettamente, soprattutto per le atmosfere che attinsero a piene mani ad un gustosissimo contesto piratesco\satirico (a quei tempi parecchio in voga con la saga cinematografica di Pirati dei Caraibi). Questo Risen 3 che ci accingiamo a recensire sembra essere l’anello di congiunzione tra i due mondi perché, pur essendo legato a doppio filo al precedente capitolo e mantenendo tali atmosfere marinaresche, segna un ritorno al passato, fondendo il tutto e dando nuova centralità al fantasy classico del primo capitolo della saga e se questa mistura finirà per funzionare o meno è ciò che andremo ad appurare nel prosieguo di questo articolo.

NON BASTAVANO TITANI, MOSTRI MARINI E SFIGHE VARIE? ORA ANCHE LE OMBRE…

Per chi è a conoscenza dei precedenti lavori dello sviluppatore tedesco l’incipit non sarà di certo estraneo: un povero cristo senza nome e dalla dubbia moralità (una simpatica canaglia insomma) si trova suo malgrado a dover salvare il mondo da una qualche terrificante minaccia, spesso e volentieri legata ai soliti Titani, giganteschi esseri semi-divini dall’immenso potere. Per la fredda cronaca, questa volta il povero uomo in questione è decisamente più “povero” del solito, visto che a inizio avventura viene anche privato della sua stessa anima e condannato a diventare gradualmente uno sgherro delle ombre (nuova tipologia di nemici e fresca aggiunta, come se le sfortune del povero protagonista non fossero già abbastanza) se non vi porrà rimedio. Non parleremo oltre della trama per non creare spoiler e soprattutto perché è legata decisamente a doppio filo con quella del precedente capitolo contenendo una infinità di citazioni, incontri e luoghi decisamente familiari; possiamo però affermare senza problemi che il tutto regge ed anche bene e non mancheremo di certo di appassionarci alle vicende del nameless one e dei suoi compari. Certo, la qualità della scrittura non è propriamente elevata, ma la copiosa mole di dialoghi a scelta multipla, l’eccellente caratterizzazione dei personaggi, sia principali che secondari, e l’ottima presenza di parecchie gustose sotto-trame rende la fruizione di Risen 3 decisamente piacevole, in maniera non troppo diversa da quello che accadeva con il precedente episodio.

L’atmosfera piratesca, come detto a inizio articolo, è ancora decisamente presente ma non più centrale come in Risen 2, infatti se a una prima occhiata nulla sembra cambiato ci accorgeremo nel prosieguo dell’avventura che è solo una facciata in quanto gli eventi sovvengono decisamente più legati a un fantasy di tradizionale fattura che ad una storia di bucanieri. Questa mistura finisce per essere uno dei primi piccoli, ma numerosi, difetti di Risen 3: il prodotto finale, cercando di accontentare i fan del primo Risen e quelli del secondo piratesco capitolo finisce per non avere una precisa identità e dà la sensazione di voler far convivere a forza (non riuscendoci appieno) due contesti che non riescono a legare tra loro. Al netto di tutto comunque l’esperienza narrativa di Risen 3 rimane assolutamente piacevole e godibile, soprattutto a chi ha giocato i precedenti capitoli e potrà coglierne le innumerevoli citazioni e ricorrenze sia di luoghi che di personaggi o di eventi.

CARI PIRANHA BYTES, NON SARÀ IL CASO DI DARGLI UNA SVECCHIATA?

Andando a solcare territori più tecnici possiamo dire che Risen 3 non si discosta affatto dai precedenti capitoli della saga con tutti i pregi e difetti che ciò comporta: ci troviamo di fronte a un action-RPG decisamente classico e legato alle proprie origini. Del tutto invariata rimane la gestione del personaggio, ancora una volta libera da qualsiasi tipo di classe e legata ai “punti gloria” che, come in passato, verranno spesi in attributi e abilità specifiche che plasmeranno il nostro eroe adattandolo al nostro personale stile di gioco. Tale libertà è presente anche nell’avanzamento dell’avventura e nell’esplorazione, infatti subito dopo la prima parte di gioco, adibita a tutorial, le isole che compongono l’arcipelago e di conseguenza le quest (tranne ovviamente quelle legate alla trama principale) potranno essere liberamente esplorate e trovate tramite il fido galeone di cui, poco dopo il tutorial, verremo in possesso. Risen 3 si presenta quindi come un’esperienza ruolistica decisamente vasta e poco guidata, quindi di conseguenza abbastanza più complessa della media degli action-RPG odierni. Ne consegue quindi anche una longevità di prim’ordine che si attesta sulle 30 ore tirando dritti per la quest principale e che raddoppia facilmente esplorando tutto l’esplorabile e risolvendo tutte le sotto-trame.

Altrettanto invariato rispetto al passato si presenta il sistema di combattimento e se per il gameplay in generale questo “classicismo” sovviene gustoso per il ruolista nostalgico, altrettanto non si può appunto dire per il combat system legnoso e spesso tedioso, problema che Piranha Bytes si porta dietro da quindici anni e che pare non riesca a risolvere in nessun modo. Il sistema di combattimento ricalca in toto quello del precedente episodio e di fatto se ne trascina dietro gli innumerevoli difetti quali animazioni (seppur migliorate) decisamente legnose, sistema di combo poco funzionale, necessità di uso (o meglio abuso) della schivata e altro ancora, in pratica tutti problemi che chiunque abbia giocato a un titolo degli sviluppatori teutonici dal primo Gothic in poi conosce benissimo. Dal precedente capitolo tornano poi le armi da fuoco, praticamente invariate, anche e soprattutto nell’appiattire decisamente il gameplay col loro uso decisamente mal integrato (seppur efficace) nelle meccaniche di gioco, e la magia che può essere appresa e utilizzata tramite delle pergamene e l’unione ad alcune fazioni che ce ne insegneranno le fondamenta. Anche l’intelligenza artificiale non fa minimamente passi avanti rispetto a quella non eccezionale dei precedenti capitoli e seppur il gioco sia tutt’altro che facile e permissivo, la difficoltà dei combattimenti si deve solo all’effettiva vigoria dei nemici in quanto le routine di attacco risultano altresì limitatissime e prevedibili.

LUCI (POCHE) E OMBRE (PARECCHIE)

Dal punto di vista estetico-tecnico questo Risen 3 presenta poche luci e parecchie ombre in quanto seppur sia innegabile che il lato artistico si presenti decisamente buono e rispettoso dell’atmosfera piratesca che permea il gioco, regalando ottimi scorci e location evocative, lo stesso non si può dire dell’aspetto tecnico decisamente deficitario: oltre alle animazioni legnose e primitive di cui abbiamo parlato sopra dobbiamo segnalare una mole poligonale insufficiente (seppur migliore del precedente episodio) e una ottimizzazione totalmente deficitaria. Spesso siamo incappati in bug e glitch decisamente fastidiosi, che ci hanno anche costretti ad abbandonare la partita e ripartire da un precedente punto di salvataggio per l’effettiva impossibilità di proseguire il gioco, molti dei quali troviamo difficile possano essere risolte anche con una eventuale patch. Comprendiamo che il budget a disposizione del team di sviluppo non sia stato propriamente elevato, ma certe carenze e soprattutto imperfezioni sono decisamente fuori luogo in un titolo uscito nel 2014.

IN CONCLUSIONE
Che dire di questo Risen 3? Beh, che francamente ci piange quasi il cuore nell'assegnargli una valutazione simile (che intendiamoci non è comunque insufficiente) perché il gioco ci è piaciuto e anche molto e ci siamo lasciati coinvolgere ancora una volta dalle vicende della simpatica canaglia senza nome. Tuttavia non possiamo in alcun modo soprassedere su una scarsa ottimizzazione e su alcune rigidità strutturali che un tempo potevano anche passare in secondo piano ma che dopo quindici anni non possono più essere ignorate. Confidiamo comunque che lo sviluppatore tedesco si metta presto al lavoro su un nuovo episodio della saga sperando in una migliore cura e soprattutto in un gameplay finalmente rinnovato. ZVOTO 7

Il galeone stavolta è sgangherato COSA SIGNIFICA PER NOI QUESTO VOTO? SCOPRILO LEGGENDO I NOSTRI CRITERI DI VALUTAZIONE!!!

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