Ho messo questo titolo perché ho vissuto un’esperienza particolare per una settimana. Come cristiani e amanti del dialogo abbiamo attivato una serie di eventi informativi per parlare di nuovi stili di vita con la cittadinanza, in occasione di un’ordinazione di un nuovo giovane sacerdote, del posto.
Anche i giovani preti se vogliono trasmettere il significato del vangelo (buona novella) debbono parlare e attuare interventi di pace e giustizia. Ebbene stiamo andando con questa economia del consumo verso la giustizia oppure solo i soliti riescono ad uscirne? Poi come ne vogliamo uscire? Senza ragionare che non c’è un futuro accessibile a tutti, che di nuovo la selezione avviene per censo e non per merito e che comunque se proclamiamo la sacralità della vita questa va sostenuta dall’inizio e solo all’inizio!
Ecco abbiamo conferito con le persone e se alcuni di fronte al parlare di sacerdote, chiesa, tentavano di sfuggire, alla parola giustizia, al capire se era possibile un nuovo modo di spendere, di consumare, di passare il tempo e non consumarlo hanno alcuni risposto altri hanno guardato magari strano, ma certi pensieri son passati.
Ma poi accendo la Tv e sento il solito Bertolussi (Mestre lo farà cittadino onorario) che dice che dobbiamo spendere, stampare nuova carta moneta, se non si consuma non c’è lavoro. Se dico decrescita subito gli economisti mi sparano perché per loro vuol dire povertà, mentre quel felice che noi andiamo dicendo lo dobbiamo arricchire di nuova occupabilità, di mestieri artigianali, di produzioni made in Italy che sono garanzia di qualità, affidabilità e valore nel tempo, di turismo pulito e accogliente, di alimenti sani e cuochi incredibili.
Spero che localmente si creino gruppi animati anche da chi della giustizia dovrà rendere conto anche al Padreterno e non solo all’unto del potente di turno.