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Risorto - Risen - Recensione

Creato il 08 febbraio 2016 da Lightman

Sotto la regia di Kevin Reynolds, Joseph Fiennes interpreta in Risorto il potente tribuno romano Clivio, impegnato a far luce sulla scomparsa del corpo di Gesù nei giorni successivi alla sua crocifissione.

Risorto - Risen - Recensione

Come la locandina italiana suggerisce, si tratta della ricerca dell'uomo che ha cambiato il corso della storia; ma, per comprendere meglio quale sia l'approccio inedito adottato da Kevin Reynolds - autore, tra l'altro di Robin Hood - Principe dei ladri e Waterworld - per portare nuovamente sul grande schermo quanto già abbondantemente raccontato attraverso acclamati titoli del calibro de La più grande storia mai raccontata di George Stevens e La passione di Cristo di Mel Gibson, è bene, forse, ascoltare quanto dichiarato dal regista a proposito del progetto in questione: "Volevamo fare qualcosa di completamente diverso, perciò per Risorto ho valutato l'idea di un romanzo a tratti poliziesco; volevamo ottenere un film epico su larga scala, ma narrato secondo il punto di vista di un singolo personaggio". Infatti, il piuttosto feroce ma non eccessivamente esplicito momento della crocifissione di Gesù insieme ai due ladroni è posto a visione appena avviata per portarci quasi subito a conoscenza del potente tribuno militare romano Clavio, non credente incarnato dal Joseph Fiennes di Shakespeare in love, il quale si trova impegnato a far luce sulla misteriosa sparizione del corpo senza vita di colui che la storia e la religione ci hanno imparato a conoscere come il Messia.

Cercasi Gesù

Risorto - Risen - Recensione

Colui che porta in questo caso il nome ebraico Yeshua e che, con le fattezze del Cliff Curtis già diretto da Reynolds in Rapa Nui, viene ricercato dal protagonista per far sì che vengano smentite le voci che lo vogliono risorto ed evitare una rivolta a Gerusalemme.
Protagonista oltretutto affiancato dall'aiutante Lucio alias Tom Felton nel corso di quasi un'ora e cinquanta di visione che, appunto, provvede ad inscenare la sua trasformazione nell'arco di tre giorni attraverso il tono di una vera e propria indagine.
Man mano che, con tanto di propri capricci e dotati addirittura di un certo senso dell'umorismo, fanno la loro entrata in scena anche discepoli volutamente resi simili alla gente comune, per far sì che risultino facilmente identificabili.
Perché, con inclusa tra loro la ex prostituta Maria Maddalena interpretata dalla María Botto de Le mie grosse grasse vacanze greche, non si fatica ad intuire che l'intento principale dell'operazione sia quello di riuscire a mantenersi sempre sul piano del realismo; tanto che, a quanto pare, non solo Fiennes e Curtis hanno evitato ogni contatto visivo durante i quattro mesi di riprese per fare in modo che le loro scene nell'insieme crepitassero di tensione, ma perfino la CGI è stata utilizzata in minima parte.
E possiamo tranquillamente affermare che, almeno per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, la presenza di un cineasta appartenente alla vecchia scuola dietro la macchina da presa si fa sentire non poco, testimoniata in particolar modo dalla maniera classica ed efficace in cui il tutto viene amalgamato con sufficiente capacità di coinvolgimento.
Ci si chiede soltanto per quale motivo, nella fase conclusiva dell'insieme, venga tirata in ballo una spruzzata di elementi fantasiosi (con tanto di luci ultraterrene) che difficilmente appaiono digeribili dopo aver assistito ad uno spettacolo principalmente basato su una rappresentazione mirata alla credibilità.

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