In qualche scatolone giù in cantina, sepolto tra cianfrusaglie e anticaglie tecnologiche di un passato non troppo lontano (ma che l’illusoria prospettiva influenzata dal nostro attuale universo digitale fa sembrare distante quanto il Paleozoico Inferiore), molti di voi avranno conservato il loro caro, vecchio walkman. O magari un vero e proprio “Walkman®”, nel caso foste tra i fortunati possessori di qualcosa di simile a questo. Il Walkman, primo vero riproduttore portatile di musica dal costo accessibile e dagli ingombri tali da renderlo effettivamente “portatile”, si è estinto anni fa, precisamente nel 2010, anno in cui Sony, dopo lunga e lenta agonia, decise di porre fine alle sue sofferenze sospendendone la produzione in modo definitivo. Sopravvissuto dignitosamente all’arrivo di Discman e MiniDisc, l’obsoleto attorciglia-nastri nulla ha potuto contro il drastico mutamento dell’ecosistema musicale e la conseguente crescente scarsità del suo cibo prediletto: la musicassetta, appunto. (Anche se alcuni potrebbero obiettare che i walkman si nutrissero prevalentemente di pile, e non avrebbero tutti i torti).
Tuttavia, potrebbe essere arrivato il momento giusto per andarlo a disseppellire, dargli una bella spolverata e fornirgli due pile nuove di zecca. Sabato scorso, in un centinaio di negozi di dischi indipendenti — principalmente inglesi e americani, ma non solo — si è celebrato il primo Cassette Store Day, e, a scorrere l’elenco delle release in edizione limitata che hanno accompagnato l’evento, il giorno dedicato al revival della cassetta è stato festeggiato in grande stile. Tra album recenti, come “The Terror”, ultimissima fatica dei The Flaming Lips, e altri più datati , come “Acrobatic Tenement” e “Relationship of Command” degli At The Drive-In, hanno trovato spazio sia grandi classici come l’eponimo debutto dei Suicidal Tendencies, datato 1983 e pietra miliare di quel percorso musicale che diede vita al thrash metal a partire dalla miscela esplosiva di hardcore punk ed heavy metal, sia i lavori di tanti protagonisti dell’indie, del punk e dell’hardcore contemporaneo, quali Deerhunter, Volcano Choir, His Clancyness, Potty Mouth e Fucked Up, affiancati da una pletora di altre band più o meno note [NdA: ovvero, ignote a me, ma sicuramente non al nostro buon Cataldo!].
La festività, nata sulla scia del successo del ben più rilevante Record Store Day (di cui AtlantideZine aveva parlato anni fa), con il quale tuttavia non intrattiene alcun rapporto, è stata indetta in occasione del cinquantesimo anniversario dell’introduzione sul mercato della musicassetta, in un momento in cui questo supporto sta conoscendo una temporanea fase di rinascita: per qualche strana coincidenza astrale, infatti, lo scomodo involucro di plastica che conteneva le nostre giovanili compilation è tornato ad essere “cool” (o quasi).
Niente di clamoroso, per carità: la fetta di mercato è talmente piccola da assomigliare ad una fessura piuttosto che ad una nicchia, e la cassetta è ben lontana dall’occupare uno spazio paragonabile a quello che il vinile ha saputo così abilmente riconquistare. A differenza di quest’ultimo, che ha sempre potuto contare su uno zoccolo duro di fedeli — e spesso intransigenti — musicofili affezionati al calore e alla “grana” del suono analogico, e che ha visto il numero di appassionati aumentare costantemente negli ultimi anni (e le cifre del primo semestre 2013 sono davvero strabilianti!), la povera musicassetta non ha mai avuto i numeri tecnici per solleticare le fantasie dei puristi del suono, né ha mai potuto vantare i fascino vintage dell’LP, ed è pertanto sparita in tempi relativamente rapidi dall’orizzonte dei supporti musicali.
E, stando ai numeri, non sembrava certo destinata a farvi ritorno: da almeno un decennio questa modalità di fruizione non fa più capolino tra le tecnologie di riproduzione predilette dal pubblico mainstream, come ben riassume il grafico a torta che vedete qui accanto (che è poi la versione semplificata di quest’altra infografica animata, ben più dettagliata ma pressoché illeggibile).
Ma al diavolo il pubblico mainstream, e al diavolo i dati ufficiali! Questo devono aver pensato Matt Flag, Jen Long e Steve Rose, i tre promotori del Cassette Store Day, ed ovviamente essi stessi proprietari di tre etichette indipendenti dedite alla pubblicazione di album su cassetta. Pecunia non olet, ma non è certo questo l’obiettivo di una giornata come quella di sabato, quanto piuttosto quello di rendere visibile a tutti che la cassetta sarà anche morta e sepolta per il pubblico di massa, ma di certo non lo è per un nutrito gruppo di vibranti culture che popolano i sottoboschi musicali del pianeta. E così, scavando scavando, si scopre che in tutti questi anni di vendite ufficiali che definire trascurabili è un eufemismo, le cassette hanno continuato a circolare tra i membri di alcune cerchie underground di musicisti e appassionati, anche se in quantità raramente superiori alle tre cifre. Vuoi per la sua aura lo-fi, vuoi per la facilità innata con cui il supporto si presta ad essere utilizzato per incisioni autoprodotte, la musicassetta non ha mai cessato di essere un veicolo di diffusione in alcuni ambiti musicali ben definiti, dal punk più “DIY” al noise, dal black metal più claustrofobico e oltranzista ai mixtape rap. Tutti generi musicali, questi, che hanno fatto della discutibile qualità sonora del nastro la loro cifra stilistica, e della possibilità di produrre registrazioni fai-da-te nello scantinato di casa la propria dimensione esistenziale. E poi c’è da considerare l’estrema economicità del supporto, che in questi tempi grigi è probabilmente il fattore decisivo in grado di spingere un certo tipo di artisti ed etichette a considerare la cassetta quale efficace modalità di distribuzione della propria musica.
La speranza dei promotori del Cassette Store Day è che col tempo questa piccolissima cerchia si allarghi quel tanto che basta per far sì che le musicassette non siano solo un vecchio relitto che reclama un posto al sole tra i feticci dei nostalgici, o una banale eccentricità da hipster e “Millennials” desiderosi di dare un tocco di anticonformismo al proprio blog su tumblr. Chissà che con gli anni, e con il supporto di tanti International Cassette Store Day, non tornino di moda anche le compilation registrate alla radio, i mixtape a tema da condividere con i propri amici, e tutte quelle abitudini legate all’uso di questa specifica tecnolgia che facevano parte del patrimonio culturale delle generazioni del passato, e che ora sono solo vittima di facili ironie da social network.
via Billboard
P.S. A proposito di revival della cassetta, all’inizio del prossimo anno dovrebbe vedere la luce un documentario ad essa dedicato. Ecco il trailer: