Silvio ha fatto tilt. L’unica cellula on-line del suo cervello ha iniziato a sbattere violentemente a destra e a manca nella scatola cranica fino a quando il flipper, mostrando la lingua, si è spento. Ore 24.00 circa. La7. Gad Lerner sta portando a termine la puntata del suo Infedele nella quale, come in tutte le trasmissioni di questo periodo di fine impero, l’argomento è “Silvio and his Women”, la band più gettonata della hit-parade di casa nostra. Squilla il telefono. È Berlusconi in persona. Lerner è legittimamente soddisfatto di avere Silvio in linea, è audience assicurata. In effetti il Gad parte educatamente: “Buonasera presidente”. “Buonasera un cazzo”, risponde Silvio attaccando come sempre a testa bassa: “Mi hanno chiamato invitandomi a sintonizzarmi sull'Infedele. Sto vedendo una trasmissione disgustosa, con una conduzione spregevole, turpe, ripugnante”. Il volto di Lerner in primo piano prende tutte lo pose possibili. Dapprima sorridente, cambia rapidamente espressione fino ad assumere quella che gli è solita: labbra serrate, sopracciglio sinistro alzato: “Ha già insultato abbastanza, perché non va dai giudici invece di insultare?”, gli risponde. Silvio fa finta di nulla e accusa Lerner di “tesi false e distorte, lontane dalla realtà”. Perso definitivamente l’aplomb, il giornalista risponde con un “Essendo lei anche il mio presidente del consiglio la invito a moderare i termini”. Come se Lerner non avesse detto alcunché, e dando la dimostrazione di come tratta solitamente Bondi, Silvio parte con una strenua difesa della consigliera regionale Nicole Minetti, “laureata con 110 e lode, di madre lingua inglese, splendida persona, preparata e seria”. Ma ormai siamo alla chiacchiera da bar per cui Gad replica dicendogli se basta questo per “saltare la gavetta politica”. Silvio è furibondo e, rivolgendosi alle “signore” presenti nel “postribolo” le apostrofa con un “cosiddette” che fa rindossare all’ex militante di Lotta Continua l’eskimo verde tenuto per anni nell’armadio: “Lei è un cafone”, dice Lerner rivolto a Berlusconi il quale invita la molto onorevole Iva Zanicchi, presente nella “casa chiusa” de La7, ad alzarsi e andarsene. La Zanicchi però resta in studio facendo capire che il gettone di presenza è più importante degli ordini di un capo con il cervello in pappa. E mentre il telefono inizia a fare “tututututu...”, dallo studio si leva il coro “buffone, buffone”. Paladino delle donne bisognose, delle ragazze disoccupate in crisi di affetto, delle laureate in cerca di un contratto da co.co.co., Silvio difende le sue odalische a spada tratta, non lesinando scorribande nella quali sfodera “Excalibur” manco fosse King Arthur. Innervosito da come la stampa di tutto il mondo lo sta trattando, in grandissime difficoltà con la chiesa cattolica che da Ancona gli manda a dire “più sobrietà”, Silvio sta dando la dimostrazione finale della sua inadeguatezza che, purtroppo, non è solo politica ma anche umana. Portatore infetto del pressappochismo decerebrato del berlusconismo d’accatto, il Cavaliere sta sparando gli ultimi colpi in preda ad una violentissima collera che può portare effettivamente da tutte le parti, comprese quelle di una democrazia drasticamente ridotta e rimodellata a suo uso e consumo. Dopo il mancato “passaggio” a Ballarò, con Giovanni Floris che si è rifiutato di mandare in diretta l’ennesimo delirio telefonico, temendo di fare la fine del suo compare di anello Bettino Craxi e di essere preso a monetine da un cent dal popolo stanco di panem et circenses, Silvio ha adottato la strategia dei video-messaggi chiamando al suo servizio il cameraman di Bin Laden e lo spin-doctor Al-Zawairi, il quale gli ha messo a punto un attacco mediatico basato sulla tecnica di quello portato avanti (con altri mezzi) alle Twin Towers di New York. Ridotto allo stremo, dopo aver inserito le sue ville fra quelle di “pertinenza” del presidente del consiglio (e quindi da considerarsi extraterritoriali come una qualsiasi proprietà del Vaticano), Silvio sta tirando gli ultimi colpi di coda di un serpente a sonagli rincitrullito dal Viagra e debilitato dal Cialis. Non sapendo più a quale culo votarsi, cerca inutilmente di intrufolarsi in quello dei conduttori televisivi non a lui proni, correndo il rischio di ritrovarsi in mano solo un esangue randello privo di forza e alla deriva. Sul ponte sventola bandiera bianca.
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