All’indomani delle elezioni politiche 2013, le prime e vere proprie elezioni dove i social network sono stati parte integrante della campagna elettorale. Dove le pagine di Facebook sono state assalite dagli elettori e i post diventati teatrini di diverse diatribe, dove i canditati se le sono date a colpi di tweet e i profili e diari sono stati inondati di contenuti legati a questo importante evento.
Alla luce degli “strani” risultati che hanno lasciato sgomenti in molti, ci chiediamo se, grazie ai social network, fossero già prevedibili queste percentuali.
Abbiamo analizzato le varie pagine dei 4 principali partiti che hanno concorso in questa battaglia elettorale e anche delle pagine dei loro leader.
E’ evidente che il “neo-partito” del comico Beppe Grillo, Movimento 5 Stelle, raccoglie su Facebook e Twitter un discreto numero di like/follower, senza contare il grande successo del suo portavoce con 1,1 milioni di like su Facebook e gli oltre 900 mila follower che lo seguono su Twitter.
Chi si è meravigliato di quel 25,55% della camera e del 23,79% del senato, raggiunti dal partito, non ha forse fatto i conti con il consenso espresso attraverso gli strumenti forniti dai social network, senza contare il risparmio economico che questi consentono in campagna elettorale. Poi la diffusione dei contenuti va da se, purché qualcuno li pubblichi.
Da queste elezioni siamo riusciti ad eleggere una coalizione alla Camera con un margine di vantaggio striminzito che invece non è presente in Senato. Ma stando ai consensi espressi sui social network, ci è venuto un dubbio: se il leader della coalizione di centro sinistra fosse stato Matteo Renzi? Il sindaco di Firenze ha 330mila like su Facebook, 388.729 follower su Twitter e 27.927 persone che lo hanno aggiunto nelle proprie cerchie di Google+. Questi numeri (ad esclusione di Google+) sono notevolmente superiori a quelli dell’On. Bersani.
Pensate che se le primarie fossero state vinte dall’On. Renzi, oggi ci sarebbe una maggioranza più netta sia alla camera che al senato?