Risvegli.

Da Suster

Svegliarsi come riemergere da un abisso vischioso, ma confortevole, da cui ti lasciavi avvolgere, e invece dover tornare alla realtà, di due occhi gonfi e una testa ciondolante, di membra pesanti, e di una vocina squillante che ti chiama ripetutamente da due metri e mezzo di distanza, un visetto paffuto che spunta al di sopra della griglia di legno che delimita lo spazio di un lettino, il rumore secco di un oggetto di plastica che viene scagliato a terra, plastica e caucciù, un oggetto piccolo e rotondo, umidiccio che rotola chissà dove sotto qualche mobile della camera, e tu che ti sollevi dal tuo materasso buttato in terra modello "futon" e avverti una contrattura generale di tutti i tuoi muscoli dorsali e un generico dolore alle ossa lombari, le braccia indolenzite per i metri di marcia del giorno prima con lei appollaiata sul fianco, poi giù poi su poi giù di nuovo; e ora la tiri ancora su, oltre il suo baby-parapetto ligneo, per quanto, brancolante e barcollante, non ti senta proprio salda nel tuo equilibrio statico, e te la trascini appresso sul futon, sperando che voglia concederti ancora una proroga di qualche decina di minuti.
Invece lei no che non ha più sonno, e da un pezzo. In effetti di pazienza ne ha avuta fin troppa, che nel tuo dormiveglia sofferto la sentivi pigolare "Nain" e "Ga", e affettuosi gridolini abbracciati ai peluches che le si affollano ai piedi nel suo lettino zoologico di bambole di pezza, orsi gatti e cani, che ora giacciono ammassati in un ingrato mucchio desolato, una volta espletata la loro funzione affettiva del risveglio. E quindi tu ti rimetti giù, dopo averla prelevata, riaffondi la testa nel cuscino, ma lei è già in piedi e lo sai, vero, dove si sta dirigendo? Va e torna, trasportando con evidente impegno il primo di una lunga serie di libretti cartonati, che a viaggi successivi si andranno impilando accanto a te, a bordo futon. E tu sei costretta, ti tocca: prendi il primo, rispondendo al suo "Gaaa-gghe!", che starebbe per "grazie", e che in pratica significa "Grazie mamma, se ora me lo leggi", e inizi a sfogliarlo al contrario in maniera che le immagini siano nel verso in cui le guarda lei, accompagnando questo esercizio con rantoli che sarebbero nelle tue intenzioni i versi melodici di una canzoncina per bambini, ma la voce proprio non ne vuol sapere di uscirti limpida, a quest'ora (a proposito, che ora si è fatta? Quanto manca all'alba? Chiedi alla piccola sveglia quadrata in cima alla scrivania, che trovasi a circa un metro al di sopra della tua testa, dato che tu sei ancora adagiata sul tuo materasso-futon; e scopri che sono quasi le 6 e mezza e pensi "Vabbè, poteva andare peggio"). Quindi avanti: Popoff, Viva la mamma, Valzer del moscerino... Beppone russava nel grande giardino... Zzzzz...
"Mammmaaaa!"
"Eh! Cos'è? Sono sveglia! Beppone russava..." e miao miao miao, Panzumen leva 'sto culo dalla mia faccia, MIAO MIAO MIAO, manco stessero digiunando da un mese, e vabbè.
E insomma, alla fine di questa tortura non ne puoi più e ti alzi. Scacci via dagli occhi le ultime ragnatele di sonno impigliate tra le ciglia e ti fai coraggio, ti avvii verso la cucina a prepararti la santa caffettiera del mattino, per far tacere quel fastidioso ronzio in testa. Scodelli ai due lagnosi gatti la loro nauseabonda sbobba e servi a lei il suo piccolo biberon di latte e succo di mirtillo... sì, lo so, anche io inorridisco al pensiero, ma dopo innumerevoli tentativi questo è l'unico modo in cui riesco a farle bere il latte al mattino, dunque contenta lei, contenta la mamma, contenti tutti. Lei intanto che io mi riprendo e riprendo coscienza di me, pretende che parta con la lettura de "La casa dei gatti piccini picciò". Eh, no: questo è davvero troppo. Che ne dici se ora vai a giocare con i tuoi animali acquatici?
La terrazza viene aperta e un'ondata di caldo scirocco e vapore acqueo sembra travolgerci; sotto un cielo lattiginoso un'aria immobile e densa si attacca alla pelle e appesantisce il respiro. No, chiudiamo la terrazza.
Ma lei già si è gettata fuori, esclamando felice: "Ma! Ma! Ma!" Che sta per "aniMAli"
E vabbè. Gli animali vengono tutti allineati sul davanzale basso della terrazza, poi riposti in un secchiello, trasportati in casa ed estratti uno per uno e offerti alla mamma che continua a sorseggiare il suo caffè.
Ora che si fa? Si passa in bagno e mentre la mamma tenta di rinfrescare e detergere le sue accaldate membra, la bambina adempie a un attento e minuzioso lavoro di estrazione di barattoli di creme, di shampoo e olii, flaconi e flaconcini, boccette e bottigliette dal mobiletto basso posto sotto al lavandino, e li dispone con occhio accorto sul bordo della vasca, poi, avendo terminato lo spazio a disposizione, estrae da sotto a suddetto mobiletto la bilancia pesapersone mal tarata, e posiziona anche su quella superficie la sua personalissima composizione di natura morta alla Morandi (Giorgio, non Gianni).
E via così: poi è la volta delle scatole di scarpe, delle mollette, delle matite colorate, dei pastelli a cera... dentro, fuori, "gagghe" (grazie mamma, prendilo tu), dei barattoli di legumi che diventano fantasiose architetture minimaliste. E la mamma dietro a raccogliere, ricomporre, riordinare, una volta finito il gioco e passati ad altro, a tentar di tamponare gli effetti di quella inarrestabile entropia casalinga, che intanto è passata già alle patate, disposte tutte in fila a formare un meraviglioso trenino di tuberi; alle cipolle, che è fantastico sfogliare della loro dorata copertura esterna e poi frantumarla in tante minuscole scagliette crepitanti che fioccano e planano come coriandoli sul pavimento; alle foto incorniciate alle pareti, che si pretende vangan tutte deposte dalla sede originaria e presentate al suo cospetto, perché lei possa passare in rassegna i vari personaggi ivi ritratti e assicurarsi che nomi e persone siano sempre al loro posto, mamma, baba, nenne, zio Ergino...
Quando infine la pupa dimostra segni di cedimento e insofferenza, inizia a stropicciarsi gli occhi e ad emettere sonori sbadigli, significa che l'ora è propizia per il suo sonnellino mattutino.
La pupa ora ronfa come Beppone nel grande giardino, e  la mamma ne potrebbe anche approfittare per ributtarsi pure lei sul futon e recuperare quel suo sonno con tanta sofferenza interrotto. In fondo è domenica...
Ma la mamma si è già ingollata la sua mezza moca di caffè nero bollente. Non è cosa.
Il risveglio si è ormai compiuto. Inutile cincischiare ancora: sarà meglio raccogliere le patate.

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