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Rita Charbonnier, storie di donne controcorrente

Creato il 05 febbraio 2011 da Rita Charbonnier @ritacharbonnier
Intervista uscita l'altro ieri su Nuovasocietà e realizzata da Elena Romanello, che ringrazio.
Rita Charbonnier, storie di donne controcorrenteRita Charbonnier, originaria di Vicenza, ha recitato per quindici anni in teatro, poi ha iniziato un'attività pubblicistica come giornalista, e in seguito è diventata scrittrice, con i romanzi storici La sorella di Mozart e La strana giornata di Alessandro Dumas, tradotti anche all'estero, incentrati su due figure femminili meno conosciute.
Ti sei occupata prima di teatro e poi di scrittura. Cosa c'è di diverso tra due scelte di vita, entrambe artistiche, e quali sono i pregi e i difetti di ciascuna.
"Sul piano pratico fare teatro significa, o almeno ha significato per me, vivere una vita da nomadi. La scrittura è invece abbastanza stanziale, naturalmente si può scrivere ovunque, soprattutto da quando esistono i computer portatili, ma c'è bisogno di una concentrazione che di norma si riproduce al meglio o a casa propria o nel proprio studio. Fare teatro significa inoltre mettere la propria creatività in relazione con quella degli altri, mentre lo scrittore, nella maggioranza schiacciante dei casi, fa tutto da solo. E infine fare teatro come attori significa assoggettarsi alla visione estetica di qualcun altro, di solito il regista, che può essere fantastico se è un grande, ma piuttosto frustrante in alcuni casi. Scrivere romanzi significa invece essere responsabili di ogni dettaglio della propria opera, ed è decisamente meglio".
Cosa c'è di così affascinante nella Storia, soprattutto se raccontata dal punto di vista delle donne?
"Come romanziera la storia mi affascina se intesa in senso espressionistico, non pretendo di riprodurre quel che è accaduto, ma cerco piuttosto di fornirne un'interpretazione. Inoltre non sono una 'fan' del romanzo storico e sospetto che il lettore di romanzi storici classici, davanti ai miei, possa rimanere un po' perplesso. A me interessa soprattutto raccontare storie di donne che lottano per emergere. Queste storie, fino ad oggi, sono state ambientate nel passato per una sola ragione: perché parlare del passato può consentire, in certi casi, di parlare del presente due volte".
Hai scelto di raccontare due figure di donne realmente esistite come Nannerl, la sorella di Mozart, e Maria Stella, presunta figlia di Philippe d'Orléans detto Egalité. Perché?
"Perché in loro ho visto due figure archetipe. Nannerl è il talento che lotta per esprimersi, Maria Stella è l'atto di ripudiare il padre e la madre, del quale molti di noi, per crescere e diventare autonomi, hanno psicologicamente bisogno".
Con quale delle tue due eroine ti sei trovata più a tuo agio?
"La mia risposta è inevitabilmente con l'ultima in ordine di tempo, quindi nemmeno con Maria Stella, ma con la protagonista del mio romanzo in uscita a maggio: Elsa, una grande protagonista che per la prima volta è un personaggio di pura invenzione, ma forse è la più reale delle tre".
Come vedi il romanzo storico in Italia, e anche il romanzo al femminile?
"Bene, direi. Ma se non sono una 'fan' del romanzo storico, lo sono ancor meno del romanzo al femminile, non amo molto le etichette. Le uniche che mi piacciono sono quelle che attribuiscono, o magari sottraggono, un valore, e quindi sono molto personali: bello, soporifero, appassionante, superficiale, interessante e così via".
Prossimi progetti?
"Come accennavo prima, a maggio uscirà il mio nuovo romanzo, sempre per Piemme, Le due vite di Elsa. La protagonista è una ragazza che deve fare una fatica infernale per superare alcuni problemi che le hanno creato altre persone, e alcuni problemi che si è creata lei stessa, senza rendersene conto. Sullo sfondo c'è il personaggio di Anita Garibaldi, che Elsa sceglie a modello. E poi sto iniziando a lavorare sul mio quarto romanzo, che con tutta probabilità sarà ambientato nel mondo della televisione. Lo storico è quindi definitivamente abbandonato!"

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