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Ritagli da conservare: il piccolo principe

Creato il 28 marzo 2015 da Bernardrieux @pierrebarilli1
RITAGLI DA CONSERVARE: IL PICCOLO PRINCIPE

Proponiamo la parte più poetica del racconto, quella in cui lo scrittore ha sintetizzato il senso dell’amicizia e il bisogno per l’uomo di avere degli amici. È una pagina anche di grande poesia, dove la semplicità e la linearità del dialogo non sminuiscono ma esaltano la lezione del libro.


IL PICCOLO PRINCIPE
Antoine de Saint – Exupéry
Episodio: “La volpe amica”, cap. XXI,

“Vuoi giocare con me”, le propose il piccolo principe.

“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomesticata”. “Che cosa vuol dire ”addomesticare”?” “Vuol dire “creare dei legami”…Tu fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo… Per favore…addomesticami”, disse. “Se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”

“Volentieri”, rispose il piccolo principe, “ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose”.

“Non si conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe. “Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami”

“Che bisogna fare?, domandò il piccolo principe.

“Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe. “In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”

Il piccolo principe tornò l’indomani. “Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe. “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi, scoprirò il prezzo della felicità. Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…Ci vogliono i riti…quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore.

Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l’ora della partenza fu vicina:

“Ah!” disse la volpe, “…piangerò”.

“La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…che ci guadagni?”

“Ci guadagno il colore del grano…Addio. Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L‘essenziale è invisibile agli occhi…Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato”.

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