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Rites of Spring (di Padraig Reynolds, 2011)
Creato il 12 settembre 2013 da Frank_romantico @Combinazione_CPrima di scrivere questa recensione di Rites of Spring ci ho pensato molto. Non perché il film sia difficile ma perché è stato difficile per me dargli un giudizio complessivo. Se inizialmente infatti, come film, mi era sembrato sopra la media, col passare dei giorni dalla visione il mio giudizio si è appiattito. Chiariamo: stiamo parlando di una produzione piccola piccola che propone la solita trama parodiando un certo tipo di film horror, citandolo e prendendolo in giro. Quindi non è uno slasher da prendere sul serio, c'è un po' di The Strangers, un po' di Grano Rosso Sangue, un mostro alla Jeepers Creepers ma anche un po' alla Jason di Venerdì 13 e il classico filone sui serial killer della provincia americana.
Da una parte abbiamo un contadinotto che rapisce ragazze per poi sacrificarle a un demone che tiene chiuso in cantina. Dall'altro un gruppo di rapitori che sarà costretto a cambiare i propri piani in seguito al fallimento del loro tentativo di ricatto.
Rites of Spring è una produzione così a basso costo che praticamente non ne ha parlato nessuno. Io sono riuscito a scoprirne l'esistenza grazie al blog Direzione Errata, ma non ne sono rimasto entusiasta. Se infatti l'idea di partenza è assolutamente interessante, la realizzazione lascia alquanto a desiderare tra una regia inconsistente e prove attoriali (quelle sì) da paura. Ma andiamo con ordine. Chiariamo subito che non si tratta di un film che vuole far paura. Siamo dalle parti di un cinema conscio del concetto di finzione e dei limiti (o risultati) raggiunti in tanti anni di lavori più o meno riusciti.
Rites of Spring più che altro prende in giro determinati stilemi, ci gioca e mischia le carte in tavola provando ad essere originale. Il problema è che con troppa carne a fuoco si tende a generare confusione e qui, infatti, vengono ammassati troppo temi interessanti che poi vengono trattati superficialmente. Ed è proprio questo ammassarsi di particolari, personaggi e situazioni che fa perdere identità al film, rendendolo un amalgama interessante ma poco convincente.
Di chi è la colpa? Del regista Padraig Reynolds probabilmente, qui anche nelle vesti di sceneggiatore. Uno che non si fa notare certo per la propria abilità dietro la macchina da presa. Oppure gli attori: AJ Bowen, Anessa Ramsey e Sonny Marinelli nei panni di personaggi poco approfonditi e che non spiccano per abilità recitative (anzi). Eppure non tutto è da buttare, perché di idee in questo film ce ne sono tante e sono tutte abbastanza buone. Non ci si prende mai troppo sul serio ma il livello di cattiveria è abbastanza alto. Magari con una maggiore dose di splatter e più attenzione nella gestione della tensione, staremmo parlando di un gioiellino. Invece restiamo sopra la mediocrità dilagante ma nulla di più, ed è un peccato per un prodotto a basso costo che invece di farsi forte della liberta che una simile caratteristica gli dona non sa fare quel passo in più e andare "oltre".