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Ritorna la Gerusalemme di Vittorio Foa

Da Brunougolini
E’ un libro dedicato al lavoro, uscito nel lontano 1985, quasi 25 anni or sono. Conserva però emozioni e freschezza. E’ “La Gerusalemme rimandata”, di Vittorio Foa. Ora è stato ristampato con un’introduzione aggiornata di Pino Ferraris. Che cosa è la Gerusalemme di cui parla Foa? E’ l’ideale politico e sociale che non si è mai realizzato. E’, in una certa misura, l’ideale che animava molti di coloro che affollavano sabato piazza San Giovanni.
L’Autore prende lo spunto da una ricerca sulle lotte degli operai inglesi nel primo Novecento per trovare risposte ai problemi di oggi. Era stato preceduto, ricorda Pino Ferraris, da un saggio intitolato “Novità sul tempo di lavoro?”. Ed è qui che troviamo alcune riflessioni di grande attualità anche per i protagonisti di questa rubrica. Già allora Foa accennava alle nuove tecnologie, alla diversificazione dei prodotti, all’oscillazione dei mercati, con le imprese che spingevano verso una “loro” ricerca di mobilità e flessibilità. Una premessa a quanto oggi è sotto gli occhi di tutti. Scriveva Foa di due alternative: “Lasciare che le cose vadano come vanno e prepararsi a due mercati del lavoro, uno con tutti i diritti salvi ma sempre più ristretto e con orari rigidi, accanto a un mercato del lavoro flessibile, in cui un piccolo grado di libertà operaia si lega al massimo di libertà padronale. Oppure un unico mercato del lavoro in cui tutti lavorino poco alle produzioni di massa e tutti siano liberi di svolgere altri lavori non alienati a titolo individuale o collettivo”.
Come sappiamo le cose sono andate diversamente. La flessibilità si è largamente tramutata in precarietà, gli spazi di libertà e autonomia sono diventati spesso un imbroglio. E oggi non c’è certo un unico mercato del lavoro mentre c’è chi insiste solo nel porre gli uni contro gli altri (insider, outsider). Resta però la necessità, tanto auspicata da Foa, di capire fino in fondo il mondo del lavoro oggi e di ricercare approdi innovativi. Le ultime parole del libro sono un po’ il suo testamento: “Se si vuole salvare la stessa idea del cambiamento, la stessa Gerusalemme, bisogna rileggere il presente, scorgere in esso il futuro, non separare più il domani dall’oggi, riscoprire Gerusalemme attorno a noi e dentro di noi”.
Un libro da ritrovare, utile in questi tempi bui. Come ha detto Sesa Tatò “Si tratta di ricostruire attorno a un asse principale, e in un certo contesto storico, le molte vite di Vittorio: Il politico, il sindacalista, il professore universitario. E’ il progetto del gruppo di lavoro istituito dalla Fondazione Giuseppe di Vittorio. Sono previste iniziative a Torino, a Roma, a Modena. Lo scopo? “Evitare d’imbalsamare la sua figura”, sottolinea Sesa Tatò, nello schema esclusivo di ‘padre della patria’ o di ‘grande vecchio della sinistra’”, e fotografarlo invece “nel cambiamento che ha sempre riguardato la sua vita”.

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