Torno a Roma, come faccio spesso, quando quasi tutti se ne sono andati e la città svuotandosi acquisisce quel carattere mentale che gli è proprio e che periodicamente riemerge in tutti i libri e i film che la descrivono.
L’incantesimo mesmerico di agosto sta per finire, ma trattiene il fiato ancora per qualche giorno. Per il quartiere file di pasticcerie, ferramenta, lavanderie, ristoranti, con le serrande chiuse per ferie. Le strade pomeridiane, in piena luce, sono come i corridoi dell’Overlook Hotel, per i quali invece dei fantasmi si aggirano cinesi e pakistani che mi fanno compagnia. La città si esotizza ogni volta che i ritmi rallentano e mandano in vacanza le attività tradizionali. La notte sento dalle finestre del cortile un salmodiare in arabo che mi ricorda che siamo nel Ramadan.
Ancora qualche giorno di tranquillità e comincerò l’ennesimo trasloco, inganno così il tempo in attesa del più assoluto e definitivo dei traslochi dell’anima.