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Ritorno a Mbeya (continuazione..)

Creato il 27 luglio 2015 da Marianna06

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Le pale del ventilatore, che pende dal soffitto, rinfrescano appena appena, al risveglio, l’aria afosa e stagnante della camera da letto.

Kate si è da poco svegliata e sbadiglia stiracchiandosi quando il telefono fisso, quello posto al suo fianco, sul comodino, squilla.

Dalla portineria dell’hotel le annunciano che c’è stata una telefonata per lei qualche ora prima da parte di un certo signor  Gustav Grunder.

La donna fa rapidamente una doccia con un filo d’acqua ,che pare brodo, si riveste e scende per fare colazione e recarsi in portineria.

Il portiere, molto sollecito, le va incontro e le porge con deferenza una busta color avorio con l’intestazione dell’hotel e poche righe in un foglio in cui è scritto che mister Grunder passerà nel primo pomeriggio per incontrare l’amica londinese.

Kate, dopo aver letto, ripiega il tutto e s’avvia al tavolo, dove ha già intravisto il commissario svedese.

I due si salutano simpaticamente come si conoscessero da sempre e fanno colazione scambiandosi di tanto in tanto qualche impressione sulla notte passata. Sul caldo un tantino insopportabile, sulle zanzariere provate dal tempo e dall’usura e sui rumori del primo mattino nella strada.

Tè e fette biscottate e marmellata di albicocca in vaschette di carta stagnola per la colazione.Prodotti quasi certamente d’importazione a leggerne le etichette.

Kurt, ad un tratto, lancia lì l’idea di fare un giro in città prima delle rispettive ripartenze, e Kate, che sa di essere libera da impegni, accetta di buon grado.

S’incamminano a piedi per l’arteria principale, disturbata a momenti da un traffico rumoroso  e disordinato di veicoli.

Poi puntano al mercato, dopo aver chiesto indicazioni a un passante.

Il tratto di strada, trattandosi di una via laterale secondaria, è un po’ accidentato ma raggiungibile.

E lì con stupore scoprono mercanzie d’ogni genere, un’autentica una festa di colori e di forme bizzarre. Per tacere del vociare insistente dei venditori e del tramestio continuo dei bambini, che non stanno mai un attimo fermi e gironzolano in continuazione tra i banchi.

Kate, affascinata da un abito multicolori, che le pare sia molto adatto alla sua figura, fa acquisti. Ma non senza aver donato qualche moneta a due bimbi che le ronzano intorno da un bel po’.

Kurt, invece, sceglie per sé una sorta di “panama”, per ripararsi dal sole che picchia inesorabilmente con l’avanzare delle ore.

Soddisfatti come possono esserlo degli adolescenti in vacanza (ma loro non lo sono) i  nostri amici occasionali imboccano la via del ritorno, non senza una sosta presso un chiosco,dove una donna vende ai passanti assetati,  da una specie di borsa-frigo, Coca Cola “universale”, ghiacciata, in bicchieri di carta.

Una volta in albergo Kurt. che ha dimenticato di richiamare l’amico Henning per organizzare la sua permanenza a Dar es Salaam e dintorni, propone a Kate di pranzare insieme.

E l’idea è  anche e sopratutto quella di attendere di conoscere Gustav Grunder, cui affidare Kate.

Non gli va di lasciare la donna, da sola, in una città che non conosce. Diciamo che per istinto scatta in lui quasi un senso di protezione. Anche se Kate gli fa capire chiaramente che non è il caso di preoccuparsi per lei.

Kate, infatti, non è nuova a situazioni del genere.Ha già fatto, altre volte, altri viaggi per il suo lavoro di fotografa in contesti più difficili e, in qualche modo, è riuscita sempre a cavarsela. (m.m.)

            (continua...)


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