Alla stazione di polizia di Mbeya si è impegnati nel trasporto del cadavere di Joseph all’obitorio dell’ospedale locale per l’autopsia e per gli accertamenti di rito.
E neanche a dirlo… con il consueto “pole” “pole”.
Così il telefono squilla ma nessuno ha tempo per rispondere.
Il padre di Joseph, per ordine del commissario capo,e prima ancora del magistrato, viene immediatamente condotto alla prigione cittadina in attesa di processo.
E questo quando sarà il giusto momento.
Ma Kurt, stufo di un’attesa senza risultato, riesce fortunosamente a recuperare un Toyota malandato di un casaro, che lavora alla fattoria, e parte rapido in direzione della città.
Mentre sta per essere in vista della stazione di polizia, lo raggiunge finalmente la chiamata di Gustav al cellulare.
<< Commissario Wallander, sono Gustav. Ho visto che mi ha ripetutamente chiamato.>>
<< Signor Gunder l’inefficienza della polizia locale è sul serio spaventosa. Ora non sapremo mai come si sono svolti i fatti. Per tacere dell’arresto assurdo di quel vagabondo ubriacone, successivamente rilasciato. Adesso come ci regoliamo? >>
<< Abbiamo le mani legate, amico mio. Qui la polizia fa il bello e il brutto tempo. Nella mia posizione poi non posso assolutamente che accettare lo stato di cose. E questo per non avere noie nella mia attività.>>
<< Non servirebbe parlare al magistrato ? >>
<<Direi di no. Sarebbe una perdita di tempo. Torni alla fattoria, mi creda. E’ preferibile.>>
Kurt, più nervoso di prima, fa retromarcia e affianca al marciapiede del corso principale cittadino e scende al caffè, dove era già stato quando era venuto in città l’altra volta.
Ordina e beve al banco la solita birra “Kilimangiaro” e rimonta poi sul Toyota non dopo aver pagato e lasciato una lauta mancia.
Il ragazzo, che lo ha servito, è a corto di spiccioli.
Non si accorge neanche di aver macinato abbastanza chilometri nella solita strada polverosa e accidentata, in quanto, lungo il tragitto, rimugina tra sé e sé il pensiero di una sconfitta, che non riesce ad accettare.
Giunto a “The Sun” dove gli ospiti della casa paiono essere del tutto assenti,Kurt raggiunge il casaro al caseificio per la restituzione del veicolo.
Tommy, questo è il nome del casaro, accetta i ringraziamenti e una manciata di banconote di moneta locale ma si mostra anche molto interessato a quanto è accaduto alla stazione di polizia di Mbeya.
E l’interessamento mirato non sfugge a Kurt.
L’uomo, presumibilmente sulla quarantina, non è da escludere che potrebbe avere a che fare col caso Dolly. I maschi impiegati a “The Sun”, è quello che pensa Kurt, vivono lontani dalla città a causa degli orari di lavoro che il loro padrone pretende in cambio della paga e questo impedisce loro distrazioni alcune.
Né allegre bevute. Né donnine facili.
Le uniche distrazioni, possono concedersele o con le proprie mogli o con le promesse spose.
Se, tuttavia, una bella ragazza come Dolly, disinvolta, dai modi raffinati e pure un tantino istruita,te la ritrovi dinanzi molto spesso e lei ti dispensa anche un sorriso, perché non provarci?
E se lei fa la “difficile” ,perché non ricordarle che il maschio può sempre? In tutte le occasioni. E che la femmina, gioco forza, deve accettare?
E se la risposta al maschio fosse un deciso rifiuto,quale potrebbe essere la reazione di questi?
Kurt, rientrato in sé, deve di necessità mettere un deciso alt alle sue fantasie investigative un tantino morbose. Il sole che picchia forte e potrebbe giocare brutti scherzi.
Meglio salutare e andare a cercare Zoe.
(continua...)
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)