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Ritorno a Mbeya (Continuazione...)

Creato il 26 settembre 2015 da Marianna06

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L’indomani Kurt è deciso ad andare ad incontrare Bart, il fratello di Joseph, e a parlare un po’ in confidenza con lui, sempre che gli riesca.

Così di buon mattino, quando nella casa grande ancora tutti dormono, s’incammina attraverso le piantagioni di banane, a piedi, e raggiunge dopo tre quarti d’ora di cammino l’abitazione del giovane.

Bart è seduto all’esterno, mangiucchia con svogliatezza dei semi di girasole,che tiene stretti nel palmo della mano e pare quasi che lo stia aspettando.

L’aria triste, che gli aveva riscontrato  la prima volta che lo aveva incontrato, è sempre la medesima.

<< Ciao, Bart! Buona giornata! >>.

Bart risponde appena e lo fa con un cenno del capo.

<< Hai saputo di tuo padre e di quanto è accaduto a Joseph? >>.

L’altro annuisce.

<< Senti, credi proprio che Joseph fosse disperato a tal punto da togliersi la vita?>>.

<<A me-continua- era parso invece un giovane amante del vivere. In buona salute e con delle prospettive di lavoro e di una futura famiglia. Non certo un depresso, né uno squilibrato, come vogliono fare credere i poliziotti a Mbeya….>>.

Ancora silenzio.

Silenzio interrotto a tratti dai versi striduli di alcuni uccelli che, per quanto digiuno di ornitologia, diresti più o meno  simili alle nostre cornacchie, i quali volano alti spostandosi dai rami di un albero all’altro.

Kurt, allora, decide di prendere  Bart sotto braccio e lo invita con un sorriso  accattivante a fare due passi assieme.

Il giovane infatti, piano piano, comincia a essere un po’ più a proprio agio.

Kurt vorrebbe portarlo fuori dalla fattoria magari, per essere ancora  più libero di dialogare con lui.

Ma Gustav Gunder troverebbe insolita e sospetta la cosa.

Meglio di no.

Per non parlare delle intromissioni degli altri.

Pertanto è Kurt a  condurre il gioco e a stimolare Bart, come può, cammino facendo.

Viene fuori difatti, inaspettatamente, molto adagio e con parecchie pause, che Joseph effettivamente la sera dell’uccisione di Dolly era proprio nei pressi della casa grande.

Poi aveva fatto rientro sul tardi in famiglia e Bart lo aveva visto cambiarsi  in tutta fretta maglietta e pantaloni e sotterrarli, alcuni minuti dopo, nel terreno dietro casa.

Non si era posto domande al momento ma poi era ritornato sulla scena della notte precedente solo  quando, al mattino, aveva saputo della morte di Dolly.

Nell’intera giornata ,sempre Joseph, prima ancora che la polizia lo cercasse, era palesemente molto agitato.

E alle domande insistenti di Bart, alla fine, per trovare requie, aveva risposto e confidato qualcosa di terribile.

Joseph, a quanto pare, era stato incaricato dal signor Gunder di dare una lezione di vita a Dolly.

Cioè di farle capire, con le buone o con le cattive, che era inutile frignare per costringerlo a rendere  pubblica la loro relazione. La giovane doveva accettare il sotterfugio. 

Non si poteva altro.

Fidanzarsi semmai in ufficialità, come si usa,  e sposare  il ragazzo di Morogoro, di cui tutti sapevano e che consideravano un buon partito per lei, era piuttosto un’ottima scelta.

Lui, il padrone, di certo  avrebbe aiutato economicamente, e anche molto generosamente, la coppia. Ma niente di più. Questo doveva essere ben chiaro alla ragazza.

In caso contrario la loro relazione sarebbe finita su due piedi.

E tutta la famiglia sarebbe stata mandata via dalla fattoria e sostituita con altri domestici.

Aspiranti, infatti, non ne mancavano di  certo.

La penuria di lavoro fisso e una paga buona,dati i tempi, richiamavano uomini e donne,  lì da quelle parti, come  mosche sulla marmellata.

Sta di fatto – è sempre Bart , cui si è sciolta la lingua, che racconta -  che Joseph quella sera non sia riuscito a convincere Dolly, mutatasi in una furia incontenibile a quelle parole e , poiché lei  piaceva anche a lui, pare avesse provato a baciarla e  a brancicare tra le sue sottane.

E le cose, com’è noto, erano finite purtroppo in una violenza consumata e tanto sangue.

Quando il signor Gunder conobbe l’esito della sua ambasceria,  subito obbliga Joseph, il suo ambasciatore, a tacere(bocca cucita) ed eventualmente ad addossarsi la colpa dell’omicidio, se scoperto.

Senza ombra di dubbio avrebbe ricompensato lui e la sua famiglia e lo avrebbe fatto con parecchio denaro.

Ne poteva essere certo.

Ecco perché anche suo padre, il padre di Bart e di Joseph,  recita d'un tratto la parte del genitore che, per salvaguardare l’onore del figlio e della sua famiglia, in conformità alle tradizioni , avrebbe indotto il suo primogenito a compiere un atto orribile  e disumano com’ è quello di un omicidio.

Kurt ascolta attentamente e lascia comunque che Bart continui a parlare e dica tutto quello che sa.

<<Saresti disposto-lo interrompe e senza che l'altro se lo aspetti - a testimoniare tutto questo in tribunale, Bart ?>>.

 Ma Bart non risponde e s’incupisce.

Anzi, all’improvviso, distanzia Kurt e prende, a passo di corsa, di filato la strada di casa.

Il problema per  Kurt adesso è quello di come convincere il ragazzo a parlare prima alla polizia e poi a un magistrato.

Impresa di fatto quasi impossibile, specie se si considera il prestigio e il potere di Gustav Gunder e, di contro, la povertà della famiglia di Bart, che dei soldi promessi dal padrone ha assoluto bisogno.

E poi, a maggior ragione, adesso che il capofamiglia è in carcere quel denaro, quando arriverà, sarà  assolutamente  la manna dal cielo.

La mamma di Joseph e Bart è una donna gracile e malaticcia, sfiancata dalle fatiche e dalle ripetute gravidanze.

Non è mai andata a scuola ed ha sempre vissuto sfacchinando tanto nei campi che in casa, all’ombra del marito, che non era e non è uno stinco di santo, per riuscire a far mangiare ai suoi figli  almeno un pasto al giorno.

E questo quando proprio le andava bene, andando a vendere al mercato i prodotti dell’orto e magari, qualche volta, anche qualche pollo sottratto di straforo dal pollaio padronale.

Perché c’erano dei giorni, e non pochi, che non c’era proprio nulla da mettere a cuocere sul focolare di pietra.

E si andava a letto,dopo un’intera giornata, a pancia vuota.

Indifferentemente tanto i grandi che i piccoli.

                                                                                                             (continua...)

                                    Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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