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Ritorno a Stalingrado? “Niet” nell’anniversario della morte di Stalin

Creato il 05 marzo 2013 da Alessandroronga @alexronga

Ritorno a Stalingrado? “Niet” nell’anniversario della morte di StalinLa notizia della morte di Josif Stalin, avvenuta esattamente sessant’anni fa, scatenò in milioni di cittadini sovietici, e non solo, sinceri sentimenti che andavano dalla disperazione allo sgomento: il comunismo mondiale reagiva così all’idea di ritrovarsi improvvisamente orfano del suo padre padrone, che aveva edificato sul terrore e sul culto della personalità il proprio potere dittatoriali. Il 5 marzo di sessant’anni dopo, gli eredi di quegli uomini invece dicono no all’ipotesi di ribattezzare la città di Volgograd con il nome di Stalingrado, che l’antica Tsaritsyn portò dal 1925 fino al 1961, quando gli effetti della destalinizzazione voluta da Nikita Khrušcëv uscirono dalle mura del Cremlino e si diffusero in tutta l’Urss. E’ questo l’esito di un sondaggio pubblicato dal Centro Studi Levada, istituto di analisi demoscopiche russo: dunque non sembra fare breccia tra i russi  l’idea nata ad inizio febbraio, all’indomani dell’anniversario della battaglia di Stalingrado, quando Volgograd riacquistò per un giorno il nome datole in onore del dittatore che dominò l’Urss tra il 1924 e il 1953.

Se, come alcuni funzionari avevano proposto, venisse dunque indetto un referendum sulla denominazione della città, il ritorno a Stalingrado verrebbe bocciato: secondo il sondaggio dell’Istituto Levada, circa il 55% degli interpellati collega la morte di Stalin alla fine del terrore di massa e alla liberazione di milioni di prigionieri innocenti dai Gulag, e vuole perciò che Volgograd conservi il suo nome, a ricordo del disgelo politico e culturale della seconda metà degli anni Cinquanta.

Solo il 23% vorrebbe ridare alla città il nome di Stalin, non tanto per mere ragioni di nostalgie ideologiche, quanto piuttosto perchè il dittatore georgiano per molti russi rappresenta ancora il simbolo della vittoria contro Hitler nella Seconda guerra mondiale, nonostante siano stati palesemente dimostrati i suoi gravi errori militari durante i primi mesi del conflitto.


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