Magazine Lavoro

Ritorno agli anni 50?

Da Brunougolini

Come sarà possibile ottenere un confronto vero con l’attuale governo? Come sarà possibile attivare davvero un piano straordinario per il lavoro, capace di impedire la drammatica emorragia che distrugge aziende, posti, il futuro di tante donne e uomini? Per non far la fine della Grecia? Sono interrogativi che stanno nel retroscena del Congresso Cgil, dopo la proposta, il progetto annunciato da Guglielmo Epifani. Ed è facile capire che una scommessa così ambiziosa avrebbe bisogno, per incidere, d’essere sostenuta da un movimento unitario e risoluto.
Ecco perché nella relazione del segretario c’è un aspra disanima delle questioni che dividono la Cgil da Cisl e Uil. Nessun ritorno a Canossa, da parte del principale sindacato italiano, come qualcuno avrebbe potuto sperare. C’è anche, però, la lucida consapevolezza di una necessità unitaria per affrontare la crisi e l’impegno a non dar per persa la partita dell’unità, a non deporre una pietra tombale sul “caso” italiano. L’appello appare sincero: “abbiamo bisogno di fermarci tutti”. Per non tornare agli anni 50, per non determinare la grottesca rappresentazione di un sindacato di governo e un sindacato di opposizione”. Non si chiede nemmeno a Cisl e Uil un’abiura delle posizioni assunte. Epifani elenca una serie di piccoli essenziali passi. Come le regole per la rappresentanza cominciando dalle prime aperture di Bonanni e Angeletti. Eppoi un confronto su come arrivare all’appuntamento di verifica del modello contrattuale che tanto ha diviso. E altro ancora. Un tentativo di riannodare le fila.
Vedremo come risponderanno oggi i dirigenti di Cisl e Uil. Le premesse non sono buone. Luigi Angeletti non ha indugiato in commenti. Raffaele Bonanni al termine della relazione ha lasciato la sala del congresso visibilmente accigliato. Un comportamento con tutta probabilità collegato all’accoglienza riservata dalla platea. I fischi e i boati – a dire il vero provenienti più dalla folla degli invitati che dai delegati – hanno salutato, senza alcun rispetto delle regole di accoglienza riservate a ospiti ufficialmente e solennemente invitati dalla Cgil, sia esponenti politici come il ministro al welfare Maurizio Bonanni o la presidente della regione Lazio Renata Polverini, sia, appunto, Bonanni e Angeletti. Un sintomo dell’inquietudine profonda che scuote tanti ma anche  sintomo di una fragile maturità politica. Vengono invitati interlocutori importanti, con i quali persistono divergenze profonde, per ascoltarli e per aprire un confronto.  Sperando che sia costruttivo. Ed è con questo spirito che poco dopo l’”uscita” di Bonanni il segretario della Cgil ha voluto telefonargli. Per esprimere il dispiacere del sindacato per quanto è avvenuto.
Fonti Cisl hanno poi fatto notare la diversa accoglienza riservata dall’ultimo congresso Cisl allo stesso Epifani. Saremmo così di fronte, secondo la stessa fonte, “a una deriva movimentista”, testimoniata dagli applausi riservati a Nichi Vendola, maggiori rispetto a quelli riservati a Pier Luigi Bersani. Interpretazioni di comodo da parte di chi si sarebbe aspettato dalla Cgil, si aggiunge, un’autocritica, un’apertura di merito. Anche se poi si tenta di attenuare il giudizio rubando il termine “luci e ombre” (nella relazione di Epifani) usato da Emma Marcegaglia. La presidente della Confindustria, a dire il vero, è sembrata più disponibile, quando ha accennato a “punti condivisibili” nelle proposte di Epifani e a “qualche piccolo cambiamento”, ma non “stravolgimento” a proposito del modello contrattuale.
Come finirà la disputa sui futuri rapporti intersindacali? Oggi verranno misurati anche con l’applausometro, dopo gli interventi di Angeletti e Bonanni. Resta il fatto che, di fronte  ad un centrodestra che sta costruendo una strategia basata sulle divisioni, la Cgil, come dice Epifani, deve “fare di più”. La situazione lo impone. Una crisi come quella che scuote il nostro Paese e il  mondo non la si risolve tornando agli anni 50.


Foto articolo: Marco Quarantotti


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