Ritorno al marigold hotel
Creato il 29 aprile 2015 da Veripaccheri
Ritorno al Marigold Hotel
di John Madden
con Maggie Smith, Judi Dench, Dev Patel
Usa, 2015
genere, commedia, romantica
durata, 122'
Il senso della vita connesso con la presenza di un altrove
geografico sono alla base di questo nuovo episodio dedicato al Marigold Hotel,
il residence indiano che abbiamo
imparato a conoscere attraverso le avventure della pittoresca comunità,
raccontata nel primo dei due film diretti da John Madden. La particolarità di
quel soggiorno, è bene ricordarlo, consisteva nel fatto che la clientela dell’hotel vi abitava in pianta stabile, alla maniera di un buen
retiro in cui passare il resto della vita.
Salvo eccezioni che, nel caso di questo “Ritorno al Marigold Hotel”, comprendono
tra le altre, la temporanea new entry
di Richard Gere, chiamato a prestare fascino e carisma all’aspirante
scrittore che si innamora della madre di Sonny (il Dev Patel di "The Millionaire"), nel frattempo impegnato a
trovare investitori in grado di sponsorizzare la costruzione di un
nuovo albergo. La
presenza del divo americano però, non è solo l’espediente narrativo
necessario a
movimentare l’esistenza della pittoresca comunità, perché l’interprete
di
“Pretty Woman”, per stile di vita e background filosofico, costituisce quel surplus di credibilità in grado di legittimare i sentimenti
di armonia e di condivisione che stanno alla base di questa nuova storia.
Per il resto "Ritorno a Marigold Hotel" segue il
canovaccio del suo predecessore, con l'esotismo dell’ambientazione e i clichè
tipici delle storie dedicate alla terza
età, ravvivati dagli sequenze dedicate ai preparativi di nozze di Sonny e della
sua bella fidanzata, inserite ad arte per riprodurre la vitalità festosa e colorata
del cinema bollywoodiano,
ripreso
nelle cadenze musicali e nelle scene di ballo in cui si cimentano i
giovani innamorati. John Madden, regista di belle speranze poi
vanificate da una serie di scelte
poco fortunate, si mette a disposizione della storia con una regia
convenzionale e
però attenta ad adeguarsi alla sobrietà dei suoi interpreti (tra cui
ricordiamo
Maggie Smith e Judi Dench), capaci di supplire agli stereotipi della
sceneggiatura con l’understatement tipico
di chi non ha più nulla da dimostrare.
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