I dati statistici confermano quel processo già da anni avviato ed aggravato dalla crisi economico-finanziaria che sta mettendo alla prova l'intero continente: la disoccupazione avanza, in maniera sempre più capillare e diffusa. La "categoria" sociale che più di ogni altra fa i conti con lo stato di disoccupato è, guarda caso, ancora una volta quella dei giovani: il 31% circa dei penalizzati è attualmente senza occupazione alcuna, con una crescita pari al 3% su base annua. L'Europa promette, coinvolgendo anche la malcapitata Italia, l'impiego di commissari ed esperti in materia di occupazione giovanile per cercare di rilanciare la corsa verso la tanto ricercata crescita. E' al vaglio anche l'ipotesi di poter ricorrere ad ulteriori fondi europei, al fine di costruire forme di accesso al lavoro duraturo e meno precario. Di pari passo, la disoccupazione in termini "generali" si attesta sulle più alte cifre mai registrate dall'inizio delle serie storiche mensili promosse dall'ISTAT: si riportano infatti percentuali prossime ad un 8,7% circa. La conta dei senza lavoro ammonta, nella sola Italia, a circa 2milioni e 300mila persone; su questo fronte si individuano le questioni spinose e delicatissime dei "non più giovani". Quanti, esclusi ad una certa età dal mercato, saranno impossibilitati a ritrovare un posto di lavoro per ragioni anagrafiche? Su questo scenario è proprio necessario ventilare la riforma (abrogazione?) dell'Articolo 18 come prioritaria per rilanciare a sufficiente velocità questo Paese? Che ne sarà dell'entità mostruosa del debito qualora manchino le premesse necessarie per estinguere, anno dopo anno, gli interessi ed i crediti maturati? La sfida coinvolge tutta l'Europa, trovando aggravamenti notevoli in altri Stati Europei: prima fra tutte la Spagna, con quasi un disoccupato ogni cinque abitanti. Con l'avvento della crisi sono stati bruciati, di fatto, più di dieci anni: i dati sulla disoccupazione sono, su base trimestrale, i più alti mai registrati dall'anno 2001. Tornando sempre più indietro, è scontato scrivere che sarà impossibile riuscire a guardare avanti con sufficiente consapevolezza: le riforme promosse come "salva" e "cresci" Italia riusciranno a salvaguardare anche questo devastante rischio ditsunami sociale? Si tratta di salvare, a fatti, l'economia anche su scala micro, oltrechè esclusivamente macro: regalare futuro è, forse, l'unico modo per scongiurare davvero qualunque pessimistica previsione. Ai posteri le ardue sentenze...e statistiche.
Per saperne di più: "Lavoro, disoccupazione al 8.9%. Istat:"Italia a livello del 2001."", Repubblica.it (http://www.repubblica.it/economia/2012/01/31/news/lavoro_disoccupazione_al_8_9_e_il_record_dal_2004-29061768/)
"Lavoro, boom di disoccupazione tra i giovani. Germania ai minimi storici al 6.7%", Corriere.it (http://www.corriere.it/economia/12_gennaio_31/disoccupazione-italia_5df1732e-4bea-11e1-8f5b-8c8dfe2e8330.shtml)