Magazine Cultura
Questo periodo è particolare. Ho rallentato i ritmi letterari consueti per dare le giuste priorità alle mie idee. Quella più importante è di studiare quanto basta per terminare questo ciclo di studi. Ma rallentare significa anche scoprire nuove cose, nelle attività letterarie soprattutto. E dopo un periodo di lettura compulsiva, è affiorato qualcosa che mi mancava da anni: la scrittura. Nulla di straordinario, ma semplice piacere di lasciare alla penna il compito di liquefare i miei pensieri e di trasferirli sulla carta, ottenendo una piacevole sensazione di calore e conforto. Un tempo scrivevo molto. Avevo quel giovanile furore per cui ciò che scrivi è ciò che di meglio possa esistere. Ovviamente questa stupida idea è passata presto, lasciando però il bisogno di scrittura come mezzo per ottenere idee e benessere mentale. Poi lo studio e le altre attività con i libri mi hanno imposto di smettere. E sono passati almeno otto anni, forse più, non ricordo bene. Non sono ancora tornato alla piacevolezza di allora, quando mi alzavo di notte in preda a impellenti necessità di scrittura. Anzi: credo che come allora non sarà più. Questo nuovo periodo di penna è importante, una specie di "ritorno a casa", di "ricominciamo da dove siamo partiti". Ma se dovrò ripercorrere una stessa strada, questa volta sarò attrezzato da tutte le letture e gli studi fatti. Quindi niente nostalgia, ma un nuovo inizio sapendo chi sono stato.
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