Sono da pochi giorni tornato dal mio terzo viaggio in Ammassalik.
Beh, devo dire che poche cose sono cambiate: in Tasiilaq c'è stata una fioritura di camini in mattoni, così non verranno più portati via dal vento, e di canne fumarie in acciaio...
Si sta asfaltando qualche centinaio di metri di strada e in porto era appena arrivata per la seconda volta dalla Danimarca e si stava finendo di scaricare la nave cargo della Arctic-Line.
Ritornerà per la terza volta verso la fine di agosto, poi il mare verrà chiuso dai ghiacci, e la si rivedrà alla prossima primavera.
Fino ad allora in Ammassalik dovranno farsi bastare quello che è stato stokkato nel supermercato della catena groenlandese Pilersuisoq, e quello che proverrà dalla caccia alla foca e dalla pesca invernale.A Tiniteqilaaq non è cambiato nulla, tutto era identico alla mia prima visita nel 2008, ma la simpatia con cui questa volta sono stato accolto è stata veramente commovente e superiore ad ogni aspettativa.
Evidentemente gli abitanti hanno incominciato a riconoscermi non come un occasionale turista, ma come un frequentatore 'assiduo' del loro mondo.
Forse il merito è anche del fatto che mi sono sempre dimostrato disponibile ad aiutare chiunque avesse bisogno: portare un sacco di pesci dalla barca alla strada, aiutare ad appendere i pesci appena pescati e la carne di foca appena tagliata sull'essicatoio, ecc. )
Così se nel 2010 i bambini mi avevano accolto con una bellissima scritta sulla terra della strada, quest'anno ho avuto una novità nell'accoglienza...
Ero arrivato da poco più di un'ora e stavo facendo il primo giro verso la piazza del villaggio, quando alle mie spalle, sopra un dosso roccioso una decina di metri più in alto, un'esplosione mi ha lasciato letteralmente attonito. Poi una musica dolcissima mi ha lentamente trascinato in un sogno... nella magia del mondo degli Inuit...
Era molto bella, una musica inuit di festa lanciata a tutto volume.
Che era accaduto?
Mi sono voltato e alla finestra della casa soprastante...
... lo avevo conosciuto l'anno precedente e ci eravamo fermati per un po' seduti sulle rocce in fondo al villaggio a guardare i ghiacci del Sermilik brillare sotto il tramonto.
Non ci eravamo parlati perchè nessuno di noi due conosceva una lingua che potesse connetterci, così siamo rimasti seduti in silenzio, e ogni tanto ci guardavamo e ci sorridevamo, facendo ampi cenni del capo per dirci che il momento era stupendo e solenne...
... Adesso lui, l'inuit (si chiama Otto come me!!!) stava alla finestra e mi faceva grandi gesti invitandomi ad entrare.
E per attirare la mia attenzione, per salutarmi, aveva messo due grandi altoparlanti sul davanzale, e a tutto il paese con quella musica ad altissimo volume faceva sapere la sua gioia nel rivedermi...
( Il mio amico Otto e la moglie. Sotto, la sua casa, picccola ma ordinata e accogliente)