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RITORNO DEL REALE Bramante Papetti Pignatelli Pintaldi

Creato il 24 febbraio 2012 da Roberto Milani
Che "quartetto"! a Roma il prossimo 2 marzo da vedere...
RITORNO DEL REALE Bramante Papetti Pignatelli PintaldiRITORNO DEL REALE
Rosso20sette Arte Contemporanea Via D'Ascanio 27 Roma
2 marzo-14 aprile 2012
Rosso20sette Arte Contemporanea presenta il 2 Marzo la mostra collettiva Ritorno al reale con gli artisti Bramante, Papetti, Pignatelli, Pintaldi, tre pittori e un fotografo, artisti di generazioni diverse uniti da uno sguardo che ferma la realtà, dal fotogramma al frammento, senza farsene travolgere ma scegliendo di conservarne memoria.
Davide Bramante, costruisce le sue fotografie come sovrapposizioni di vissuto: viaggio e idea di viaggio, méta sognata e raggiunta, racconto di visioni simultanee. La tecnica analogica, di scatti impressionati sullo stesso fotogramma, nega la manipolazione digitale, in cui tutto è possibile e niente esiste, per rivendicare la visionarietà effettiva del reale. Bramante la chiama memoria, “rimessa fotografica del proprio sangue”.
Alessandro Papetti, ha fatto della pittura l'elaborazione di uno spazio eroso da un tempo incessante, che sfalda e fonde i contorni. Il ventre della città, il monumento di archeologia industriale, il corpo nudo, sono oggetto di una rappresentazione che accorcia la distanza fra cosa e sentire. Papetti ha un legame forte con la tradizione espressionista, assunta come libertà di com-patire il reale e rendere cosa viva il relitto.
Luca Pignatelli, recupera tecniche di incisione dimenticate e teli industriali di riuso, per raffigurare città contemporanee antiche come reperti. Evoca il classico delle strade di New York, delle vecchie sedie, dei maestri greci e romani, in un movimento in cui rivoluzione è non superare, non correre dietro un presente effimero, ma ricordare, riconnettere al passato, salvare.
Cristiano Pintaldi, lavora alla cernita paziente del materiale televisivo: seziona, seleziona, riproduce in tecnica pittorica finissima brandelli di fermo-immagine. La traduzione in tele dipinte della vacuità televisiva ha il potere di esaltare, di rendere evidente ciò che pure tutti i giorni si vede: non più le scarpe di Van Gogh, ma l'acciottolìo costante di immagini che passano

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