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Ritratti: fotografie dalla Svizzera

Creato il 07 ottobre 2011 da Prospettivainternazionale
"La Svizzera non ha un esercito; la Svizzera è un esercito", riferisce un ufficiale dell'esercito svizzero al premio Pulitzer John McPhee.

Nel 1815, la Svizzera è stata ufficialmente ed internazionalmente riconosciuta come Stato neutrale (sebbene sia stata la fine della battaglia di Marignano nel 1515 ad inaugurare il nuovo percorso). Perchè il principio di neutralità funzioni, occorre fare della difesa l'obiettivo primario della sicurezza nazionale, ed è esattamente ciò che avviene in Svizzera.Il dato più curioso riguarda la difesa civile. Già negli anni '80, la spesa svizzera pro capite in difesa civile surclassava quella di qualsiasi altro stato, comprese le due allora superpotenze: 44 volte quella statunitense, solo 3 volte quella sovietica. E mentre, ad oggi, la situazione negli USA non è affatto cambiata, la Confederazione Svizzera continua a mantenere, nel settore, un livello di preparazione da Guerra Fredda.Il lavoro di regolamentazione sui rifugi nucleari compiuto a partire dal 1963 ha avuto come risultato che praticamente ogni edificio costruito successivamente venisse dotato di rifugio. E così, ad oggi, i rifugi svizzeri, tra comuni e privati, possono ospitare circa il 114% della poplazione. Ad ogni modo, la loro presenza è un obbligo previsto ancora dall'attuale legge federale svizzera sulla protezione civile del 2004 (articoli 46 e 47), che è passata al parlamento con un solo voto contrario e, successivamente, ha anche superato la prova referendaria con un sostegno popolare dell'80,6%.Tra i rifugi comuni, il Sonnenberg tunnel, nel cantone di Lucerna, venne ideato per essere il più grande al mondo: con una capienza di 20 mila persone, vanta la presenza di vaste aree dormitorio, postazioni di comando, una prigione, un ospedale, luci colorate ad indicare se fuori è giorno (luce rossa) o notte (luce nera), filtri per depurare l'aria proveniente dall'esterno ed uno studio radiofonico; venne discussa anche l'idea di un servizio postale, ma qualcuno ne mise giustamente in dubbio l'utilità. Progettato per resistere ad una bomba da 1 megatone, ha però un difetto di costruzione che ha portato al progressivo abbandono del suo impiego in caso d'emergenza: pare che durante l'unico test effettuato, ci siano volute 24 ore perchè le enormi e pesantissime porte venissero completamente chiuse, così nel 2005 è si è deciso di ridurne la capacità a 2 mila persone. Molti dei rifugi privati, invece, al momento vengono impiegati come cantine o ripostigli di varia natura, cosa che il governo non vieta purchè sia possibile ripristinarli per il loro utilizzo entro 24 ore.Tuttavia, questi rifugi non sono del tutto inutilizzati: alcuni vengono adattati ad alloggi a basso prezzo per turisti, altri ospitano eventi musicali o sportivi, per non citare il fatto che nel corso della crisi balcanica 2 mila rifugiati provenienti del Kosovo vennero qui ospitati per circa 36 mesi.Test e prove d'emergenza vengono effettuati con una certa regolarità, per cui gli svizzeri, oltre a vantare la migliore difesa in caso di emergenza, sono anche ben addestrati al caso. Le 8500 sirene d'allarme vengono testate ogni anno il primo mercoledì di febbraio e la loro distribuzione sul territorio (tra fisse e mobili) permette di allertare circa il 99% della popolazione.A coloro che ritengono anacronistica ed al limite del paranoide una tale dedizione alla difesa civile a 20 anni dalla fine della Guerra Fredda, il governo svizzero risponde che nuove minacce possono rivelarsi in qualsiasi momento; inoltre, i rifugi sono ideati per proteggere dal fallout non solo nucleare ma anche biologico e chimico, senza contare che il Paese ospita sul suo territorio 4 centrali nucleari. Imbiasimabili.Tornando alla neutralità svizzera, l'invidiabile presenza di rifugi è solo parte dell'idea svizzera di sicurezza e difesa nazionale, nel quadro di quello che si definisce il principio del porcospino: chiudersi su se stessi e vibrare gli aculei. Nel 2001, dopo l'incidente nel tunnel del Gottardo, venne alla luce che il tunnel era praticamente imbottito di esplosivi che il governo si vide costretto a rimuovere. Non si tratta di un caso isolato: alla base, l'importanza della protezione dei passaggi transalpini e della possibilità di far saltare in aria tunnel e ponti in caso d'aggressione.

Ma anche senza bisogno di guardare a percentuali e leggi, per cogliere l'altra inseparabile faccia della neutralità svizzera, può bastare uno sguardo una bella e rassenerante cartolina di un panorama montagnoso che, nell'immaginario collettivo, è tipicamente elvetico: uno chalet tra le montagne e gli alberi, una parete rocciosa, potrebbero non essere quello che sembrano.
Un esempio:
Ritratti: fotografie dalla Svizzera
Otto di questi granai sono finti: quelli sono bunker.
jds prospettivainternazionale

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