30 gennaio 2014 Lascia un commento
Per questa ragione trovare un suo libro sull’immancabile bancarella di modernariato librario e’ di per se’ un evento da non farsi scappare.
Tanto bella quanto essenziale, questa prima edizione Vallecchi del 1962 e’ opera teatrale dimenticata ma importante per comprendere cio’ che presto sarebbe avvenuto all’interno della Chiesa Cattolica, quella scissione di azione e pensiero che a rivoluzione culturale conclamata, si sarebbe arresa alle pressioni centrifughe all’interno d’essa, smarrita in rivoli di correnti confuse ed incoerenti.
Fabbri, esponente di spicco della cultura cattolica, nelle sue opere non si e’ mai risparmiato di criticare nell’intento di tracciare nuove vie, far uscire in strada idee ammuffite nelle canoniche e riprendere contatto con una societa’ i cui cambiamenti iniziavano a farsi evidenti gia’ nel 1962 anno del testo, adeguandoli soprattutto al nuovo clima politico che andava mutando nell’equilibrio di forze della guerra fredda ma ancora di piu’ in un momento in cui al credente non si poteva piu’ proporre un ruolo passivo e fideistico ma critico e responsabile.
Il tentativo di agganciare l’onda crescente marxista anche attraverso una critica del basso in stile "cento fiori" maoista si manifesta attraverso la discussione del protagonista assente, il defunto Giacomo Ronconi, capro espiatorio dell’apparato e delle idee che lo sostennero in vita. Facile il parallelo con la politica dove da li’ ad un anno, Moro avrebbe presieduto il primo governo di centrosinistra della Repubblica italiana, situazione non estemporanea, tantomeno casuale ma figlia di una sequenza di eventi che lasciamo analizzare agli storici.
Tornando al testo, e’ sin troppo evidente il problema oggi piu’ che mai e’ vivo e presente: quanto deve pesare il personale di un uomo di fronte alle sua vita pubblica. Voluta dalle piu’ alte sfere del Vaticano, la biografia di Ronconi da poco deceduto in un incidente aereo, portera’ ad analizzare oltre le sue opere anche le sue omissioni, perche’ ripercorrere la vita di un uomo, e’ anche il giudicare il suo operato.
Quanto e’ lecito spingersi nel privato di qualcuno e quanto questo puo’ inficiare le opere davanti agli occhi di tutti. L’etica del "chi e’ veramente un buon cattolico", travalica quindi la domanda in senso stretto ma certo ne focalizza gli intenti.
Fabbri fu un grande scrittore perche’ fu pensatore attivo, offre risposte al contrario di ben piu’ blasonati colleghi, che si limitano a puntare il dito con superbia ed arroganza. Fabbri non impone, propone e cio’ lo distingue.
Per quanto sforzi si necessitano, leggere Fabbri e’ importante, doveroso in primo luogo a se stessi, poi per comprendere meglio l’oggi attraverso la storia.